C’è una speranza chiamata Eccellenza Scapini per una società tutta varesina

La fiamma è ancora accesa: addio alla serie D, ma il Varese può vivere. Manca soltanto l’ultimo “sì”. Fontana: «Noi qui ci stiamo facendo in quattro, sarebbe bello se qualche imprenditore ci aiutasse»

Sarà interessante contarsi, il giorno della prima sfida in Eccellenza. Guardarsi attorno e contarsi, fissando nella memoria quel momento per tirarlo fuori al momento opportuno. Tra qualche anno. Quando immersi nella folla del Franco Ossola per qualche finale playoff ci diremo una frase del tipo: «Ma ti ricordi, quel giorno della prima in Eccellenza?».

Dovremmo andarci cauti e con i piedi di piombo. Perché non c’è nulla di ufficiale e prima di dire che il Varese è vivo mancano le ultime risposte. Però ci sono immagini che, comunque vada, rappresentano un punto fermo. Quando abbiamo visto Giorgio Scapini entrare nell’ufficio del sindaco a noi è salita l’emozione. E quando la sua fedelissima Ribes ha voluto seguirlo a tutti i costi abbiamo capito che stava succedendo qualcosa di importante. Perché

la Ribes, la cockerina di casa Scapini, porta bene.
La cronaca, prima di tutto. La giornata di ieri era quella dell’ultimatum: vivere o morire, nel burrone o in cima.
Dopo l’addio di Sogliano, partito per le vacanze nel momento in cui si è reso conto che sarebbe stato impossibile mettere in piedi la serie D, tutto pareva morto. Una fiammella di speranza era rimasta accesa, una piccola fiammella: legate alle parole di Sudanti dette al nostro giornale («Io per l’Eccellenza ci sono, chi ci sta?») e a una serie di telefonate tra gente che non si voleva rassegnare.
Un incontro, l’ultima possibilità, fissato ieri in comune alle 18: con Fontana (giù il cappello, il sindaco non si è mai arreso), Enzo Rosa (leone biancorosso, la gente del Varese dovrà ringraziarlo in eterno) e Giorgio Scapini. Già, Scapini. Che in questi mesi, dopo essere stato fatto fuori dal Varese che non era il Varese, ha dovuto buttare giù palate di fango (siamo su un giornale quindi, diciamo fango). E che in quella stanza si è preso mille rivincite in un colpo solo, comunque vada.

L’incontro è stato interminabile: dentro si provava a mettere giù il futuro del Varese, fuori si sudava nel caldo dei corridoi attendendo il refolo di una notizia. Due ore, due ore buone. Prima che quella porta si aprisse portando fuori il suo carico di speranza.
«Ci sono buone possibilità – ha detto Attilio Fontana – che il Varese possa sopravvivere iscrivendosi al campionato di Eccellenza. Mancano ancora le ultime risposte che dovrebbero arrivare nelle prossime ore: poi si saprà tutto».
Le prossime ore, e stavolta non è un modo di dire: perché ormai il tempo è finito. «Domani (oggi) entro l’ora di pranzo bisognerà avere delle risposte certe e definitive. O si fa il Varese o si muore».

Cosa può succedere, quindi? La prima notizia certa: Salvo Zangari è definitivamente fuori dalla partita. Resta l’imprenditore varesino Paolo Sudanti, che nella riunione di ieri ha confermato la sua disponibilità. Tutto fatto? Più o meno, perché le scadenze sono draconiane e i capitali di Sudanti sono in Svizzera: per aprire un conto in Italia e trasferirli ci vuole qualche giorno e il Varese qualche giorno non ce l’ha. I due imprenditori varesini coinvolti, Claudio Milanese e Paolo Orrigoni, hanno confermato il loro impegno a mettere nel progetto 50 mila euro per la prima parte della stagione e altri 50 mila a gennaio. Altri 40mila euro li metterà Mauro Fontana, patron della Belfortese

E il sindaco ha colto l’occasione per smuovere le coscienze di tutti i varesini in grado di mettere qualcosa: «Noi – ha detto Fontana – ci stiamo facendo in quattro per salvale la società. Sarebbe bello se qualche varesino alzasse la mano per dire “ci sono anch’io”». Varesini, però: perché ormai la direzione è segnata. «Ricevo – ha detto Fontana – decine di telefonate al giorno, di gente che si propone. Gente, però, che non viene da Varese: e noi vogliamo fare una società varesina». Varesini come Scapini: «Sono qui a titolo personale – ha detto – e non per rappresentare Sogliano: il sindaco mi ha interpellato e io ho dato la mia disponibilità a occuparmi dell’area tecnica».

Scapini che si è già mosso: sondato un allenatore ex Varese, sondati alcuni giocatori dal passato biancorosso. Tutto è pronto a partire. Manca solo l’ultimo passo, l’ultimissimo: Paolo Sudanti, che ha già dato il suo ok telefonico durante la riunione, dovrà confermare il suo impegno: nel caso, sarà lui il presidente. Poi, l’iscrizione. Il sindaco ha creato tutte le condizioni perché la trattativa possa andare in porto (ha anche fatto un grande, grandissimo gesto che ci teniamo per noi). Non ultimo il suo ok a concedere lo stadio per una serie di eventi e concerti, organizzati da Sudanti (che in Svizzera ha fatto suonare Max Pezzali e Gianna Nannini, tra gli altri), i cui proventi entrerebbero dritti nelle casse del club per garantire continuità economica e solidità.
Chiudiamo così: con le dita incrociate ancora per un po’ e con le parole di Enzo Rosa: «A qualcuno l’Eccellenza potrà sembrare una sconfitta, ma fidatevi: per come si erano messe le cose, questa è una grande vittoria. Abbiamo la possibilità di tirare una riga e ripartire da capo, con le facce giuste. Abbiamo la possibilità di ripartire costruendo una società sana e diversa da quella che ci ha preceduto. Speriamo vada tutto bene, davvero». Del resto, il sogno del Varese targato Sogliano era partito proprio dall’Eccellenza. In quanti eravamo?