Cecilia Sala liberata, in volo verso l’Italia. Meloni: “Intenso lavoro dei nostri servizi segreti e della diplomazia”

La commozione del padre "E' stato fatto un lavoro straordinario, grazie al Governo e a chi ha aiutato. Sono orgoglioso di mia figlia". La Giornalista atterrerà a Roma alle 15.30

ROMA – Cecilia Sala è stata scarcerata questa mattina. La giornalista italiana di 29 anni arrestata dalle autorità iraniane lo scorso 19 dicembre è decollata dall’aeroporto di Teheran ed arriverà a Roma intorno alle 15.30. Il Primo Ministro Giorgia Meloni ha commentato così la lieta notizia «Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia», si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi alla stampa.

Si conclude così la vicenda della carcerazione di Cecilia Sala, dopo che le autorità iraniane l’avevano arrestata per presunte “violazioni alla legge islamica” ma senza una formulazione precisa di un capo d’accusa. Probabilmente anche questa vaghezza ha aiutato nel dialogo diplomatico per giungere alla sua liberazione, poichè, formalmente, non vi è alcun processo già imbastito e nessun reato esplicitamente commesso o contestato. Sala è stata detenuta per 20 giorni nel carcere di massima sicurezza di Evin, in regime di isolamento, ma con la possibilità di avere contatti con i diplomatici italiani e con i parenti. Il suo arresto è parso una ritorsione per quello effettuato a Malpensa il 15 dicembre di Mohammad Abedini, ingegnere 38 enne iraniano, accusato dagli USA di collaborare con i pasdaran iraniani e di fornire loro componentistica per la costruzioni di droni militari.

Il papà di Cecilia, Renato Sala, raggiunto dall’ANSA, si è lasciato andare all’emozione: “Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale. Se mi sente la voce rotta, non vedevo l’orizzonte. E’ stato un lavoro di coordinamento straordinario. Confidavo nella forza di Cecilia”. “Dirò a Cecilia che sono orgoglioso di lei e della capacità e la compostezza che ha avuto in questa vicenda. Nei suoi giorni di prigionia l’ho

sentita tre volte. In questo periodo ho avuto l’impressione di una partita a scacchi, ma i giocatori non erano soltanto due. A un certo punto la scacchiera si è affollata e questo ha creato forti timori in un genitore come me, che purtroppo ignora le mosse. Fortunatamente io e Antonio Tajani abbiamo abitato per dodici anni a due passi l’uno dall’altro e c’è stata una frequentazione trasformata in un’amicizia. Il conforto di un’informazione, pur tutelata ma diretta e immediata indubbiamente ha aiutato molto”.