Nuova bufera su un sacerdote lombardo, dopo il caso del prete di Milano, don Mattia Bernasconi, che celebrò messa in agosto su un materassino in mezzo al mare: questa volta nell’occhio del ciclone è finito don Fabio Corazzina, parroco di Fiumicello (Brescia) il quale, «in occasione di un tour ciclistico in Sicilia», ha celebrato Messa in diretta Facebook indossando un completo da ciclista. Il rito si è svolto domenica 11 settembre a Mazara del Vallo, con un tavolo come altare posto sotto un albero.
Qualcuno ha definito tale deriva un “novus horror missae“, con riferimento alle ormai quotidiane interpretazioni fantasiose della celebrazione eucaristica che sempre più sacerdoti “regalano” ai fedeli, creando spesso sconcerto e disorientamento.
Sul fatto è intervenuto il vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, con una lettera pubblica a don Fabio Corazzina: «L’amore di Dio che nell’Eucaristia ci raggiunge nella semplicità dei segni e del rito non ci dà il diritto di agire con disinvoltura o addirittura con trascuratezza e superficialità. Quanto emerge dal video che tu hai diffuso dimostra invece proprio questo: il contesto, l’abbigliamento, il modo di trattare le sacre specie, la libertà nel formulare le orazioni e la stessa preghiera eucaristica, alcune battute fuori luogo e infelici. Non si può condividere tutto questo».
«Caro don Fabio, ti scrivo questa lettera, che intendo rendere pubblica, con un sentimento di profonda amarezza»: così si apre la missiva di Tremolada, che ha visto il video restandone «sconcertato e estremamente rattristato. Tu sai quanto io apprezzi la tua sensibilità per i temi sociali e la tua attenzione per i più poveri ed emarginati. In questo caso – prosegue la lettera rivolta al sacerdote nato nel 1960, già coordinatore nazionale di Pax Christi – ti devo invece dire chiaramente che non condivido quanto hai fatto e che considero molto grave quanto avvenuto».
L’Eucaristia, «il bene più prezioso che la Chiesa possiede», domanda «un cuore grato e prima ancora ammirato». E va celebrata con «assoluto rispetto» e «interiore devozione». Dunque: no a disinvolture, trascuratezze, superficialità. «Mi stupisce anche che tu non abbia pensato alle conseguenze di un simile atto, per altro intenzionalmente portato all’attenzione pubblica attraverso i social – prosegue Tremolada –. Come non rendersi conto dello sconcerto e del dolore che avrebbe provocato – e di fatto ha provocato – in tante persone che amano profondamente l’Eucaristia e la pongono al centro della loro vita di fede? Qui occorre davvero fare ammenda e chiedere umilmente scusa.
Ti presto io la voce, lo faccio io a nome tuo nei confronti di tanti che si sono scandalizzati e mi aspetto che tu condivida con me questo bisogno. Ti chiedo poi di scegliere un gesto penitenziale, che esprima la consapevolezza della tua responsabilità e in qualche modo intervenga a riparare quanto accaduto».
Tremolada scrive a don Corazzina «con il cuore di vescovo» e «con la schiettezza che proviene da un affetto sincero», raccomandando vigilanza «affinché tutto questo non si ripeta» e invitandolo a fare tesoro della lettera apostolica di papa Francesco Desiderio desideravi. In questa vicenda «la buona fede» non basta: «In gioco c’è infatti un bene che è infinitamente più grande di noi e la carità verso i nostri fratelli e sorelle nella fede».