Questa è la bella storia di Chiara, che di cognome fa Pollicini ed è una dei “cento centesimi” di cui Varese va fiera per la maturità 2017. «Non ne ero per nulla certa» racconta la ragazza, che in questi giorni si sta godendo le meritate vacanze prima del grande passo: a settembre l’aspetta ingegneria biomedica. «Mi piace studiare, ma non sono certo una secchiona. Però ho un segreto: l’aver studiato un anno in un liceo austriaco».
Chiara si è diplomata al Liceo Scientifico Sacro Monte. «E’ partito tutto dal corso pomeridiano di tedesco che seguivo al liceo, che mi aveva fatto ospitare a casa una ragazza tedesca per qualche mese. Mi ero così appassionata alla lingua che, quando si è prospettata l’idea di uno scambio all’estero, non ho avuto esitazioni». Chiara parte per frequentare il quarto anno presso un istituto in un paesino ad un’ora da Graz, Pischelsdorf. «Ammetto di essere arrivata con le competenze linguistiche non del tutto pronte.
Mi ricordo le prime chiacchierate con la mamma e il mio fratellino ospitanti: non ci capivamo; mi sembrava, all’inizio, di essere stata un’incosciente a partire alla ventura. Invece pian piano, con l’aiuto della mia famiglia tedesca e facendo la vita del paese a contatto con le sue tradizioni, le feste, l’oratorio e le associazioni, mi sono inserita in una dimensione nuova ma affascinante».
Unica lombarda nella sua regione su quattro in totale, fa parte dei 18 studenti del progetto di interscambio Italia –Austria dell’anno scolastico 2015-16. «Ero in settima, perché da loro si finisce in ottava. Partendo da un livello linguistico A1, andavo a seguire le lezioni di tedesco con i bambini di seconda media. Per quanto riguarda la storia, invece, frequentavo le lezioni nella classe sperimentale di inglese, perché era più semplice. I programmi erano un po’ diversi, tant’è vero che tornata in Italia ho dovuto recuperare molta matematica e fisica, perché in Austria hanno un approccio diverso a queste discipline: da noi sono molto legate alle formule. Da loro, la fisica soprattutto, è più sperimentale, mentre le verifiche di matematica vengono fatte con un formulario che non ho mai imparato ad usare».
Un anno fecondo, che l’ha maturata molto. «Imparando a studiare in una lingua non mia ho dovuto focalizzarmi su un metodo di studio molto meno verboso e più concettuale: un’esperienza che consiglio e che non finirò mai di ringraziare per l’apertura mentale che mi ha regalato».