Fallisce l’impresa. Circa 500 ragazzi della provincia di Varese, provenienti dagli oratori della comunità Don Gnocchi (che riunisce le parrocchie di Giubiano, San Carlo e Lazzaretto) e Busto Arsizio (con le parrocchie San Giuseppe e Beata Giuliana), l’altro ieri sono rimasti bloccati a Brescia e, a causa delle lunghe code e i treni in tilt, hanno dovuto rinunciare a “camminare sull’acqua” sul lago di Iseo, seguendo il percorso galleggiante The Floating Piers costruito dall’artista Christo.
I ragazzi non sono riusciti a raggiungere la meta a causa dell’elevato afflusso di persone che ha creato un imbuto nella stazione ferroviaria di Brescia, dove si prende il treno diretto a Sulzano. «I nostri figli si sono trovati mercoledì in stazione a Varese alle sei e cinquanta per prendere il treno alle sette e un quarto. Davanti alla stazione hanno fatto un momento di preghiere con don Marco Usuelli e poi sono partiti – racconta , mamma di una ragazzina che frequenta l’oratorio della comunità Don Gnocchi – Sono arrivati a Brescia intorno alle 10, ma l’attesa per il treno diretto a Sulzano era di quattro ore. Quindi hanno girato per la città con le cartine e si sono fermati in un parco a giocare. Sono tornati un po’ delusi. Non ho visto rabbia, ma amarezza, tristezza e tanta stanchezza». «A Brescia abbiamo incontrato persone ferme in stazione da ore perché non arrivavano treni. Tanta era l’affluenza che il prefetto aveva dato l’ordine di non riempire completamente i treni per Sulzano, consentendo di fatto solo alle auto e ai pullman di raggiungere la passerella galleggiante – afferma Elisa Ravazzani che ha accompagnato l’oratorio di Giubiano – Ma noi, con 250 persone a seguito, più della metà bambini, non saremmo mai riusciti a prendere il bus navetta. Il treno sarebbe stato il mezzo più semplice, ma non ci siamo neppure potuti avvicinare. Alle due la situazione era ancora uguale. Siamo amareggiati per i bambini, alcuni piangevano. L’organizzazione si è dimostrata all’italiana, una cosa non accettabile». «E’ stata una bella giornata insieme, ma avventurosa. La parte che non dipendeva da noi si è rivelata un po’ impegnativa – è il parere di don Luca Sorce, parroco di Busto Arsizio – Siamo arrivati alle 10 a Brescia e abbiamo scoperto che il primo treno diretto a Sulzano che avremmo potuto prendere sarebbe partito intorno alle 14. Allora, per ingannare l’attesa, siamo andati a mangiare dove c’è il parco del castello. Poi siamo tornati alla stazione di Brescia». Il gruppo a quel punto era determinato a prendere il treno, ma alcuni addetti alla vigilanza hanno spiegato loro che anche per tornare ci sarebbero stati problemi. Un conto, infatti, è spostare un gruppo piccolo di persone, un altro muoverne 500. Da lì la scelta di rinunciare. Alcuni ragazzi sono stati contenti: il caldo e l’attesa li avevano stremati a tal punto da non volere rimanere in giro ancora ore e ore. Altri, invece, si sono detti un po’ dispiaciuti, sebbene abbiano capito che le condizioni si erano fatte proibitive. Alcuni genitori di Busto hanno comunque voluto provare a raggiungere l’opera d’arte galleggiante: sono arrivati alle 16 sulle passerelle, verso le 18.30 hanno iniziato a tornare indietro e all’una di notte avevano ultimato il viaggio di ritorno verso casa. «E’ un bell’evento, ma l’organizzazione doveva essere fatta meglio» è il parere di don Sorce. Pensare di ripetere l’esperienza, con queste premesse, è impossibile. Un peccato.