«Ci serve un luogo di culto decoroso»

Per la nuova casa dei musulmani varesini (nel calzaturificio Carabelli) mancano ancora le autorizzazioni

In attesa dell’autorizzazione per il nuovo centro culturale islamico, la scorsa domenica pomeriggio centinaia di fedeli musulmani di diverse province del nord Italia si sono ritrovati all’Ata Hotel di via Albani, per un meeting internazionale sulla lettura del Corano, guidati in questo percorso di interpretazione da una dozzina di esperti.

«Sheik» è il termine usato per descrivere il ruolo dei relatori: «Persone di grande cultura, studiosi dell’Islam specializzati nella lettura e nella corretta interpretazione delle sure del Corano. Alcuni di loro sono anche Immam, ma non tutti», spiega Giorgio Stabilini, tra i portavoce della comunità islamica varesina. Comunità che conta oltre 5 mila fedeli mussulmani originari di 24 paesi differenti: l’Italia, naturalmente, ma anche Afghanistan, Albania, Ageria Bangladesh, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Daghestan, Egitto, Etiopia, Gambia, Gana, Irak, Kossovo, Libano, Marocco, Nigeria, Pakistan, Perù, Senegal, Siria, Sudan, Togo, Tunisia e Turchia, oltre ad esponenti delle comunità rumena e ucraina.

Applausi a scena aperta

L’evento, organizzato dall’Unione musulmani varesini, ha visto una grande partecipazione delle famiglie, con uomini e donne in ascolto attivo e una sessantina di bambini affidati alle cure di sei babysitter appositamente coinvolte dagli organizzatori per intrattenere con giochi e attività l’esuberanza dei più piccoli. «Il Corano recitato così l’avevo sentito solo a La Mecca. Per chi come me ne apprezza il significato è stato emozionante, da pelle d’oca», racconta Stabilini sottolineando come l’intera platea abbia apprezzato, con applausi a scena aperta.

Sono stati i Sheik a proporre alcune sure, quelle ritenute più pregnanti o più attuali, per far emergere l’essenza più vera della religione islamica. «I presenti in sala hanno potuto anche richiedere la lettura di alcune sure particolarmente care».

La nuova casa

L’evento di domenica è stata anche l’occasione per rimarcare l’impegno della Comunità islamica varesina a trovare una casa più accogliente per i fedeli, che ormai sono 5mila: tanti per il piccolo centro culturale di via Giusti, alle Bustecche. Di qui l’idea di cercare un luogo di ritrovo «più ampio e più decoroso», precisa Stabilini con riferimento all’acquisto, qualche anno fa, dell’ex calzaturificio Carabelli di via Pisacane. L’idea è quella di costruire un centro culturale e una sala di preghiera che possa accogliere i tanti musulmani varesini.

Non una moschea quindi (sono solo 4 le moschee presenti in Italia), ma l’iter burocratico sembra complesso: «Il Comune dovrebbe cambiare la destinazione d’uso del sito in sito culturale, mentre il Tar dovrà stabilire se è possibile realizzare lì un luogo di culto – spiega Stabilini – È più facile aprire una sala gioco dove le persone si rovinano, che non un centro dove ritrovarsi a pregare in pace».