N el giorno dell’insediamento di Fabrizio Frates sulla panchina biancorossa (presentazione alle 14.30 al palasport, ha firmato un biennale), Renzo Cimberio torna sulle vicende che hanno scosso la Pallacanestro Varese in quest’ultimo convulso mese.
Ho misurato con amarezza la distanza tra il mio metro di valutazione e il suo. Non mi ritrovo nelle cose che ha detto.
Vitucci non deve cercare scuse per giustificare la sua scelta. Anzitutto perché sapeva che molti giocatori se ne sarebbero andati: non avevano contratti blindati, quindi tutti, lui compreso, eravamo da tempo al corrente della necessità di cambiare il roster. Poi perché gli abbiamo offerto un triennale, chiedendogli di rifondare la squadra, esattamente come un anno fa. Se la cosa non lo spaventava allora, a maggior ragione non avrebbe dovuto spaventarlo adesso. La verità, quindi, è un’altra.
Che i soldi fanno gola, centomila euro in più all’anno pesano. Come pesano i consigli dei procuratori: più l’assistito guadagna, più loro incassano. Se Vitucci restava con noi, anche il suo agente pigliava di meno. Avellino ha due volte il budget di Varese, gli dà 250mila euro: auguri. Ma se tra un anno arriverà un altro club e offrirà di più, che farà, uscirà anche dal contratto con Avellino?
Sarò all’antica, ma mi iscrivo al partito di quelli che considerano sacra la parola data. La firma sul contratto è la stessa cosa: io ho una sola parola e non la cambio. Vitucci non si è comportato bene: avrebbe dovuto rispettare la parola, cioè il contratto, e rimanere con noi, punto. Il denaro, purtroppo, annulla qualunque cosa: al suo cospetto le parole e le strette di mano non valgono più nulla. Chiaro che ciascuno è libero di fare ciò che vuole: ma io lo valuto a modo mio, non a modo suo. Comunque, Vitucci ci ha rimesso sotto altri punti di vista.
Giocare in Europa è uno stimolo enorme, farlo con Varese lo è ancora di più. Sia l’Eurolega o l’Eurocup, l’anno prossimo avremo un palcoscenico importante: dal mio punto di vista dovrebbe influire sulle scelte.
È già successo nella passata stagione, è venuto fuori qualcosa di bellissimo. Abbiamo avuto la fortuna e la ventura di mettere insieme un gruppo eccezionale, che ha giocato un ottimo basket. Trovo emblematica l’esplosione di un giocatore come Dunston: era un nessuno come tanti altri, quand’è arrivato valeva poco o niente, e non è merito di Vitucci se si è dimostrato fenomenale.
Impossibile dirlo adesso, senza sapere chi va, chi resta, chi arriva. Ricominceremo da capo, e allora? Perché non può riuscirci qualcosa di altrettanto gratificante?
Troppo facile dire Dunston: ma non ci penso nemmeno, perché si giocherà meritate chances di Nba, e secondo me ci arriverà. Mi piace molto Ere: un capitano vero, in campo e in spogliatoio. Uno su cui ripunterei a occhi chiusi: vorrei che rimanesse, anche come uomo simbolo.
Vescovi mi ha interpellato e ho detto la mia: non lo conosco ancora di persona, ma è un coach esperto, abituato alle sfide di alto livello e anche all’Europa. Quello di cui abbiamo bisogno nel riaffacciarci alle coppe dopo tanti anni. Da questo punto di vista, Griccioli sarebbe stato troppo una scommessa.
Il giusto premio alla stagione che abbiamo fatto. E non mi pare un banale premio di consolazione.
Che non si è vinto, ma è come se l’avessimo fatto. Abbiamo ridato lustro all’immagine di Varese, entusiasmo all’ambiente. Poi, per tanti motivi, è mancata la ciliegina dello scudetto. Ma non voglio fare polemiche, guardiamo avanti.
Nel sistema ci sono aspetti da rivedere: però il basket e lo sport tutto fanno parte della società, ne vivono di rimbalzo i vantaggi e i problemi. Il contesto è di crisi grave e diffusa. In altri Paesi spendono di più, per reali possibilità o bolle destinate a scoppiare. Noi, qui, dobbiamo solo tenere duro, e aspettare che i mercati si riprendano.
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