Shanghai, 6 lug. (Apcom) – Come l’Iran il mese scorso, la Cina non ha potuto bloccare completamente il flusso delle informazioni o delle immagini provenienti dallo Xinjiang, teatro ieri sera di violenti moti costati la vita ad almeno 140 persone e il ferimento di altre 828.
Le autorità di Pechino hanno tentato di fare ‘tabula rasa’ di video, fotografie e commenti pubblicati sui siti cinesi sulle violenze scoppiate a Urumqi, la capitale regionale, situata a nord ovest del Paese. Ma cacciati dalla porta – video, fotografie e commenti – sono rientrati dalla finestra di Twitter e YouTube, i siti di socialnetworking e di video sharing che hanno sede fuori della Cina: il primo ha trasmesso delle immagini delle manifestazioni a tutto il pianeta.
Twitter e YouTube oggi erano inaccessibili in Cina. Anche i motori di ricerca cinesi non trovavano nessun risultato per una ricerca su “Urumqi”. Ma come in Iran il mese scorso, le notizie da Urumqi sono continuate ad affluire su internet e sui siti di social networking e di video sharing come YouTube, Flickr e Twitter.
Un internauta che si è presentato come uno studente universitario americano sarebbe stato il primo a lanciare su Twitter l’eco delle violenze, annunciando, prima dei media tradizionali, che le forze di sicurezza bloccavano tutte le strade e poi l’interruzione delle comunicazioni via cellulari e Sms. Un blogger cinese ha scelto lo stesso mezzo per riportare che l’accesso a internet era stato apparentemente tagliato a Urumqi dalle autorità.
Solo dodici ore dopo internet, la televisione ufficiale cinese ha diffuso le sue prime immagini choc delle violenze, mostrando feriti grondanti di sangue, auto in fiamme e manifestanti che si scontravano con la polizia.
(con fonte Afp)
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