SAMARATE Al lavoro assiepati l’uno sull’altro, nello stesso stabile dove, in precarissime condizioni igieniche, avevano pure l’alloggio. Non meno di quaranta persone, tutte cinesi, all’opera in piena notte, ricurve sulle macchine per cucire, intente a produrre capi di abbigliamento che riportavano le griffe di noti marchi di moda italiani.
È quanto hanno scoperto gli ispettori della Direzione provinciale per il lavoro, i carabinieri dell’omonimo nucleo e gli ispettori Asl, supportati dai militari della stazione locale e dagli agenti della polizia locale. Due irruzioni, l’altra notte, intorno alle 24, in via Aspesi 5/7 e via Rovigo 59: identico lo scenario, cioè una ventina di persone al lavoro in ciascuno degli opifici (ma le postazioni in ognuno erano almeno una cinquantina), e al piano di sopra i loculi dove gli stessi operai si riposavano quando non erano impegnati nella produzione.
Numerose le violazioni accertate, in base alle quali è stata disposta di iniziativa la sospensione delle attività: in materia di lavoro nero (quasi il 45% del personale si trova in questa condizione), e di sicurezza sui luoghi di lavoro. Rilievi pesanti anche sull’igiene per quanto riguarda le situazioni abitative. Infine la normativa sull’immigrazione: un lavoratore è stato arrestato. Clandestino, è risultato inottemperante ad un precedente decreto di espulsione. Per altri due irregolari sono state avviate le procedure per l’espulsione.
Denunciati i titolari dei due opifici, entrambi di nazionalità cinese, per diversi reati, dall’impiego di manodopera in nero, al favoreggiamento della immigrazione clandestina, alla violazione di norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Da accertare poi gli orari ai quali erano costretti gli operai: si sospetta che fossero costretti a lavorare a ritmi da schiavitù.
Soddisfazione per il risultato dell’operazione è stata espressa dal sindaco di Samarate, Leonardo Tarantini: «Sono contento per la fattiva collaborazione offerta dalla polizia locale in questa vicenda, e mi auguro che con la nuova caserma, pronta a breve, i carabinieri possano contare su una logistica che li metta in condizione di operare al meglio».
Accertamenti sono in corso per capire che cosa si producesse esattamente nei due laboratori: se capi di abbigliamento destinati a ditte terze, o se tarocchi da immettere sul mercato dei falsi. Perché i militari hanno accertato l’uso di marchi di note case di moda italiane. Sarebbe grave scoprire che anche le griffe danno lavoro a chi non rispetta le regole.
f.tonghini
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