– Accusato di aver circuito l’anziana vicina di casa e di averle “spillato” 10mila euro: varesino di 40 anni condannato a due anni. Secondo l’accusa l’imputato avrebbe carpito la fiducia dell’anziana in soli due mesi facendosi “girare” otto assegni: quattro dell’ammontare di 450 euro e i restanti quattro dell’ammontare di 2mila euro ciascuno, per un totale complessivo di circa 10mila euro.
L’imputato, difeso dall’avvocato Gianluca Franchi, si è sempre dichiarato innocente: «Il mio assistito non ha raggirato nessuno,
ha semplicemente cercato di dare una mano ad una persona sola. Migliorandone le condizioni di vita. Faremo certamente ricorso in Appello». I fatti contestati al quarantenne risalgono al periodo compreso tra luglio e agosto 2010. Secondo quanto sostenuto dall’accusa il quarantenne, vicino di casa della presunta vittima, una donna di 85 anni residente nella zona di Biumo Inferiore, aveva iniziato ad interessarsi alla pensionata soltanto per poterne approfittare.
La donna viveva nell’abitazione messale a disposizione da un’amica, aveva difficoltà motorie ed era sola. I parenti più prossimi risiedono a Verona, e gli incontri con la pensionata erano sporadici. L’85enne aveva difficoltà a fare la spesa, a tenere in ordine la casa e a badare a se stessa. Dopo l’avvio dell’indagine le era stato diagnosticato anche un principio di demenza senile. Questo sarebbe stato il “grimaldello”, secondo l’accusa, utilizzato dal quarantenne che avrebbe utilizzato la patologia per approfittarsi della presunta vittima. L’uomo le faceva la spesa, le dava una mano in casa, le aveva fatto cambiare la cucina, installare il decoder per la Tv e in generale le teneva compagnia.
Secondo gli inquirenti tutto questo avrebbe permesso all’uomo di farsi consegnare, salvo poi incassare, gli otto assegni per un ammontare complessivo di 10 mila euro che il quarantenne avrebbe speso per sé. La banca non aveva segnalato anomalie, ma ad avere dei sospetti sulla sincerità del quarantenne sono stati i vicini di casa prima e i familiari veneti poi della pensionata. «Ribadiamo l’assoluta estraneità all’accaduto – commenta Franchi – tra l’altro il principio di demenza senile è stato diagnosticato alla signora 5 mesi dopo l’epoca dei fatti. Come sappiamo che fosse già malata quando il mio assistito la frequentava?». Per l’accusa e anche per il giudice, almeno in primo grado, quella perpetrata ai danni dell’anziana è stata una circonvenzione di incapace finalizzata a sottrarle il patrimonio.