Bruxelles, 29 ago. (Apcom) – Le imprese industriali italiane che
nel 2009 avranno emesso più CO2 di quanto gli consentivano le
‘quote’ assegnate loro gratuitamente dal Piano nazionale
emissioni (Nap), dovranno comprare sul mercato, entro il 30
aprile 2010, i ‘permessi di emissione’ necessari a coprire il
loro surplus, o saranno costrette a pagare salatissime multe,
senza poter contare su nessun aiuto da parte dello Stato; a meno
che non si tratti di ‘nuovi entranti’, che hanno iniziato la
produzione dopo l’approvazione del Nap. E lo stesso varrà anche
per gli anni successivi, fino al 2012. Lo afferma la Commissione
europea, intervenendo nel dibattito in corso in Italia dopo un
articolo del ‘Sole 24 ore’ del 13 agosto in cui si riportavano le
conclusioni del ‘Comitato nazionale di gestione e attuazione
della direttiva 2003/87 CE’ per l’applicazione del Protocollo di
Kyoto nell’Ue.
“Gli impianti italiani che emettono più CO2 di quanto gli
consentano le loro quote gratuite non hanno altra scelta che
coprire il loro ‘deficit’ comprando i diritti di emissione sul
mercato. Entro il 30 aprile di ogni anno, i gestori degli
impianti dovranno restituire le quote relative a tutte le loro
emissioni durante l’anno precedente. Per ogni tonnellata di CO2
emessa senza che sia stato restituito in tempo la quota
corrispondente, il gestore dell’impianto dovrà pagare un’ammenda
di 100 euro”, ricorda il gabinetto del commissario Ue
all’Ambiente, Stavros Dimas, rispondendo ad alcuni quesiti
dell’Apcom. Le imprese inadempienti, oltre all’ammenda, avranno
comunque l’obbligo di acquistare sul mercato i diritti di
emissione mancanti, e restituirli entro il 30 aprile dell’anno
successivo, aggiungono gli esperti della Commissione, citando
l’art.16 della direttiva.
Il gabinetto Dimas è molto chiaro anche su un eventuale
intervento dello Stato in soccorso delle imprese inadempienti,
secondo un’ipotesi che sembra affacciarsi nel dibattito in
Italia, e che gioca sulla confusione fra ‘nuovi entranti’ e
industrie già operanti al momento dell’appovazione del Nap, nel
2008. La Commissione riconosce, in effetti, di “non essersi
opposta” alle norme italiane che prevedono l’acquisto sul
mercato, da parte dello Stato, delle quote necessarie alla
‘riserva per i nuovi entranti’, fino a 16,93 milioni di
tonnellate di CO2. Ma l’Esecutivo comunitario sottolinea che
“solo i nuovi entranti possono ottenere quote dalla riserva.
Acquistare quote sul mercato per distribuirle gratuitamente agli
altri impianti equivarrebbe a un aiuto di Stato, che sarebbe
incompatibile con il diritto Ue della concorrenza nella
maggioranza dei casi”.
Il rapporto del Comitato nazionale di gestione riportato dal
‘Sole 24 ore’ stima a 37 milioni di tonnellate il surplus di CO2
emesso nel 2009 dalle imprese italiani partecipanti al sistema
europeo di commercio delle emissioni Ets (Emission trade system).
Al prezzo attuale di mercato di 15 euro a tonnellata, questo
corrisponderebbe a 555 milioni di euro, che le imprese italiane
inadempienti dovranno pagare entro il 30 aprile dell’anno
prossimo, e solo una parte di questa cifra potrà essere
compensata dallo Stato per i ‘nuovi
entranti’. Le imprese che
hanno emesso più CO2 di quanto avrebbero dovuto hanno già perso
una buona occasione, non acquistando i diritti di emissione sul
mercato quando costavano meno (a metà febbraio il prezzo era
circa la metà di oggi), e ora rischiano di pagare ancora di più,
se attendono ancora, magari coltivando l’illusione di un
intervento risolutivo del governo. Va ricordato che il prezzo
medio di mercato dei diritti di emissione su cinque anni per il
periodo 2008-2012 è previsto dagli esperti a circa 30 euro per
tonnellata di CO2 (stime di ‘Point Carbon’).
Loc
MAZ
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