«Il Pozzecco allenatore è un maestro nel saper creare il rapporto ideale con i suoi giocatori». Lo hanno detto e ripetuto in tanti, ma quando a sostenerlo è qualcuno che dal Poz è stato davvero diretto, sul campo, per una stagione intera, allora la conferma è quanto di più autorevole possa esserci. Soprattutto se il parere in questione porta la firma di Gianluca Basile. Una vita nel basket: con Pozzecco da giocatore, a Bologna e in Nazionale, e con Pozzecco come coach, lo scorso anno a Capo d’Orlando.
Ma da quando ha lasciato l’Upea non abbiamo comunque mai smesso di sentirci. L’emozione vera sarà il fatto di rivedersi, dopo due o tre mesi.
Dai suoi giocatori il Poz vuole che in campo ragionino come faceva lui. Liberi cioè dalla paura di sbagliare, liberi di tentare le soluzioni che hanno in mente. Almeno per quanto riguarda l’attacco. Perché in difesa invece la sua impostazione è totalmente diversa rispetto ai tempi in cui era lui a dover scendere in campo.
Il Poz allenatore punta tantissimo su questa fase di gioco e ama avere in squadra giocatori esperti, che sappiano affrontare ogni situazione.
C’è molto di più, il cambiamento è radicale. L’allenatore Pozzecco pensa alla pallacanestro 24 ore su 24. Il giocatore Pozzecco forse non ci pensava neanche durante le due ore dell’allenamento.
Certo, mi mancherà innanzitutto l’ambiente che Gianmarco era riuscito a creare, scherzi e prese per i fondelli comprese ovviamente. Mai visto nulla del genere in tanti anni di pallacanestro: posso dire tranquillamente che la normalità non era quella, non è quella. Ma…
Ma il Poz ci crede e i fatti dimostrano che ha avuto ragione a crederci.
È fatto così e questa è una sua grande capacità: perché a Capo d’Orlando ha saputo creare un’atmosfera di grande tranquillità, che ha giovato a tutta la squadra, e il risultato è stato che lo scorso anno abbiamo fatto un grandissimo campionato.
Fra di noi c’è un rapporto di grande amicizia, per cui non credevo fossero vere le prime voci uscite sui giornali, Gianmarco non me ne aveva mai parlato. Sapevo infatti quanto stesse bene a Capo d’Orlando, poi quando la cosa è emersa ho capito che aveva fatto una scelta che era e doveva essere in qualche modo “tutta sua”. Ma sono convinto di una cosa…
Che non è stato facile per lui. Ci è stato male sicuramente. Ma dal punto di vista di un allenatore, credo sia giusto non fossilizzarsi. Sarei stato contentissimo ovviamente se fosse rimasto, ma comprendo le sue ragioni, perché l’opportunità che ha scelto di cogliere rappresenta per lui una possibilità di crescita.
Quello che mi torna alla mente più spesso riguarda una rimessa laterale, a pochi secondi dalla fine di una partita in casa, col punteggio in bilico. Scelse di affidarla a Nicevic e nessuno sembrò capirci molto, ma ancora una volta ebbe ragione lui. E vincemmo.
Il Poz a Varese ha costruito quel tipo di squadra che predilige, con giocatori esperti ma anche duttili, in modo da avere tante soluzioni.
Noi abbiamo cambiato tanti giocatori, ma i veterani sono rimasti tutti. Gli americani che sono arrivati sono dei bravi ragazzi.
C’è tanto da lavorare, ma possiamo fare bene.
E poi c’è Griccioli, il nuovo coach: l’ho visto preparatissimo. Sono davvero curioso di scoprire che stagione saremo in grado di fare.
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