VARESE Alla fine la sua confessione, prima ancora che gli inquirenti raccogliessero prove schiaccianti contro di lui, ha avuto il suo peso. La Corte d’Appello di Milano ha concesso le attenuanti generiche al giovane Enrique Manuel Maceo Morales, originario di Cuba, residente a Venegono Superiore (dove si trova tuttora, agli arresti domiciliari). Il ragazzo, che ha ormai 22 anni, si è visto ridurre di un anno la condanna per tentato omicidio che gli era stata inflitta in primo grado (al termine del rito abbreviato) dal tribunale di Varese. Dovrà quindi scontare cinque anni invece di sei.
L’avvocato Stefano Ghilotti spera tuttavia di ottenere per il suo assistito un ulteriore sconto di pena. Per questo già annuncia il ricorso in Cassazione. Secondo il legale, finora non è stato tenuto in debito conto lo stato d’ira in cui Morales aveva agito. Stato d’ira provocato dalla violenza subita poco prima da parte della sua vittima.
I fatti contestati risalgono al 19 dicembre 2010 quando il giovane cubano accoltellò alla schiena il rivale: Ben Saied Hassen, tunisino che all’epoca aveva 27 anni. Poco prima però Morales aveva già avuto un faccia a faccia con il nordafricano in via Medaglie d’Oro. E quest’ultimo gli aveva inferto una testata così forte da spaccargli due incisivi.
Sconvolto dalla rabbia, Morales aveva voluto farsi giustizia da solo. E dopo aver inseguito l’avversario, l’aveva raggiunto nei locali del negozio Zara, in via Vittorio Veneto. Lì, urlando per il dolore, gli aveva piantato nella schiena una lama da undici centimetri.
Nel maggio 2011 il pubblico ministero Luca Petrucci aveva dato il proprio assenso a un patteggiamento a tre anni e due mesi, pena però che il giudice per l’udienza preliminare Stefania Pepe non l’aveva ritenuto congrua. In seguito il pubblico ministero Agostino Abate aveva chiesto dodici anni, sulla base dell’aggravante dei futili motivi; dodici anni che, dopo lo sconto di un terzo della pena in virtù del rito alternativo scelto dall’imputato, sarebbero diventati otto. Il giudice Rossella Ferrazzi aveva infine deciso per sei.
I motivi della lite finita del sangue non sono stati mai chiariti. Si parlò di una piccola partita di droga non pagata, o di un affare legato a un iPhone finito male. Quello che è certo, è che entrambi i contendenti erano ubriachi.
e.marletta
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