Compravendita di mascherine dalla Cina, per Irene Pivetti a novembre si apre un altro processo

Dopo la condanna a 4 anni e mezzo di ieri l'ex presidente della Camera è attesa da un nuovo procedimento penale essendo imputata a Busto Arsizio assieme ad altre persone per accuse che vanno, a vario titolo, dalla frode in forniture pubbliche alla bancarotta fino all'appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio

MILANO – Dopo la condanna a anni di reclusione di ieri a Milano, per Irene Pivetti il prossimo 21 novembre davanti al Tribunale di Busto Arsizio si aprirà un altro processo che la vede imputata assieme ad altre persone per accuse che vanno, a vario titolo, dalla frode in forniture pubbliche alla bancarotta fino all’appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito di una compravendita dalla Cina di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro che arrivarono a Malpensa durante l’emergenza Covid. Per l’accusa, ne sarebbero state consegnate, però, solo per un valore di 10 milioni e di qualità scadente, praticamente inutilizzabili, con falso marchio CE.


L’ex parlamentare, nel processo milanese per evasione fiscale e autoriciclaggio, si era difesa dalle accuse nell’esame in aula. “Non ero più interessata a quelle auto – aveva spiegato – mi era stato detto che non erano adatte come auto da corsa, ma solo per prestigio o da museo, il mio obiettivo era fornire un progetto di ‘racing’ e quindi servivano vetture più adatte e meno male che quell’acquisto non venne perfezionato”.