MILANO – Il 2024 non si è aperto con buone notizie per quanto riguarda la pubblica amministrazione, in particolare per gli enti locali. La burocrazia e la semplificazione non vanno di pari passo, ma questo in Italia sembra un problema atavico ed irrisolvibile, e la tanto sbandierata digitalizzazione a volte può causare più danni che altro.
Ne è un ulteriore esempio quanto entrato in vigore dal 1 gennaio, quando l’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione, ha stabilito che tutti gli acquisti effettuati dagli enti locali dovranno essere compiuti esclusivamente tramite le piattaforme digitali d’acquisto, indipendentemente dall’importo della spesa.
Già adesso queste piattaforme esistono e sono usate dagli enti locali (in Regione Lombardia vi è un portale regionale, SinTel, a livello nazionale è diffuso invece il Me.Pa,) ma la normativa stabilisce che se l’importo della fornitura è inferiore ai 5.000€ si può evitare di fare la procedura su internet e procedere direttamente con una semplice determinazione firmata dal responsabile comunale e pubblicata sul sito del Comune. Misura questa, tra l’altro, invocata dai Comuni anni fa proprio per semplificare i piccoli acquisti, che non possono essere trattati alla stregua dei grandi appalti. Perchè adesso questo passo indietro?
Qui casca l’asino. Nell’ottica della “semplificazione” infatti, l’ANAC ha stabilito che il codice identificativo di gara CIG, ovvero un numero che identifica ogni acquisto che l’ente pubblico effettua, deve essere rilasciato direttamente dalle piattaforme sopra citate, mentre fino ad ora veniva rilasciato sul sito dell’ANAC stessa in maniera istantanea. Il risultato è che, se da un lato è apprezzabile che si usi un unico portale per effettuare tutte le procedure, dall’altro anche le piccole forniture dovranno passare sui portali obbligatoriamente, in quanto necessitanti di CIG, con un inevitabile allungamento dei tempi e delle incombenze.
Le associazioni dei Comuni hanno scritto all’ANAC per chiedere di fare un passo indietro sulle piccole forniture sotto i 5mila euro, onde evitare che l’acquisto, giusti per fare degli esempi, di risme di carta o di una divisa per lo stradino sia assoggettata alla stessa procedura di un appalto per asfaltare le strade, e l’ANAC ha risposto positivamente proprio ieri, con una nota del suo presidente (QUI IL COMUNICATO), spiegando come fino a fine settembre possano restare in vigore i vecchi meccanismi.
Resta l’inevitabile confusione, soprattutto nei piccoli Comuni, dotati di poco personale ed oberati di incombenze, di restare al passo con queste logiche di semplificazione che diventano di complicazione, con la quotidiana lotta dei Sindaci per far girare la macchina amministrativa nel verso giusto, al riparo dalle critiche dei cittadini che non capiscono come mai, per riparare una buca o per sistemare genericamente qualcosa di rotto, spesso ci vogliano settimane.