Mancano poco più di due settimane al via del Giro d’Italia del centenario: l’attesa e la curiosità crescono ogni giorno di più, il grande spettacolo in rosa è sempre più vicino ad iniziare e noi, insieme al varesino Stefano Garzelli, andiamo alla scoperta del percorso.
Garzelli, che il Giro lo ha vinto nel 2000 con la maglia della Mercatone Uno, ha svolto una ricognizione completa per RaiSport delle tappe della corsa rosa, dalla Sardegna fino a Milano, studiando ogni metro del percorso. E con noi lo ripercorre. «Ho fatto tutte e 23 le tappe del Giro del centenario, sono rimasto un mese sul percorso, anche perché due tappe le ho fatte due volte. Lo ammetto, è un gran bel Giro, duro ma non durissimo,
sufficientemente equilibrato nei chilometri a cronometro. È sicuramente un Giro che piacerà anche agli atleti ma che li metterà molto alla prova». Un Giro che sarà duro fin dalle prime tappe isolane in Sardegna: «I corridori dovranno essere pronti fin dall’inizio in Sardegna, perché non ci saranno tappe interlocutorie. I percorso saranno impegnativi fin dall’inizio, poi il primo vero test per gli uomini di classifica sarà al quarto giorno, quando si arriverà sull’Etna, al primo giorno in Sicilia. Risalendo l’Italia ci sono poi molti altri arrivi da segnare con il pennarello rosso: penso alle Terme Luigiane, ma anche Peschici che è insidioso e complicato. Poi chiaramente la salita al Blockhaus, che si affronta da un versante diverso rispetto al 2009». Un Blockhaus che Garzelli conosce molto bene: «A tutti gli effetti è una tappa che ho vinto io, anche se la vinse Pellizzotti prima di essere squalificato. Quest’anno verrà affrontato da un altro versante che è molto più duro rispetto al 2009, con punte di pendenza molto più elevate. Farà di sicuro la differenza».
La tappa regina, con ogni probabilità, sarà quella del 23 maggio da Rovetta a Bormio, che vedrà i corridori affrontare nello stesso giorno lo Stelvio, da due versanti differenti, ed il Mortirolo: «Ho provato lo Stelvio da Bormio, il Mortirolo era ancora chiuso per la neve. Sono strade che conosco molto bene e questa sarà una tappa davvero lunga, perché si correranno più di 220 chilometri (222 per la precisione), e soprattutto fin troppo dura. Ci sarà di sicuro del timore nell’affrontarla e credo che tutti cercheranno di aspettare l’ultima ascesa sullo Stelvio per attaccare seriamente. Certo è uno di quei giorni in cui da un momento all’altro ti si può spegnere la luce e ci metti poco a perdere il Giro».
Da non sottovalutare nemmeno il penultimo arrivo in salita, quello del 26 maggio a Piancavallo: «Questa è una salita che avevo fatto quando vinse Pantani, nel 1998, e sinceramente non me la ricordavo così impegnativa. Qui le forze saranno sempre meno, si farà fatica».
Il favorito, secondo Garzelli, è uno su tutti: «Se la condizione è dalla sua, il mio favorito è Nairo Quintana. Lo vedo superiore a tutti per quello che ha dimostrato e per la crescita che sta avendo in questi anni. Vedremo come starà, però il Quintana dell’anno scorso può fare la differenza. Dietro di lui vedo una serie di corridori che si giocheranno il podio: Geraint Thomas e Mikel Landa, che stanno andando forte in questi giorni in Trentino, poi Vincenzo Nibali, Thibaut Pinot e i due fratelli Yates».
Di certo, Garzelli non si perderà questo Giro d’Italia: «Il cinque maggio sarò alla partenza di Alghero, è un’edizione storica che seguirò con Rai Sport. L’anno del centenario è unico, imperdibile».