MARCHIROLO Marchirolo in lutto per la scomparsa di Giuseppe Giacomo Passalacqua, 56 anni, morto lunedì in un cantiere a Rivera nel Canton Ticino mentre stava facendo il proprio lavoro. Sepolto dal crollo di uno scavo, crollatogli addosso all’improvviso senza lasciargli scampo. Una notizia terribile che ha fatto il giro del paese. A Marchirolo, dove il frontalierato è una realtà che tocca tantissime famiglie, la sorte di Passalacqua è stata vissuta con grandissimo dolore proprio perché in tanti si sono immedesimati nel dramma. Una fatalità che avrebbe potuto colpire chiunque tra i tantissimi frontalieri che ogni giorno vanno e vengono dalla Svizzera.
«Era un lavoratore infaticabile – racconta Nena Popovic, titolare di un’agenzia assicurativa in centro e grande amica di famiglia di Giuseppe – una persone splendida. Era originario della Sicilia, regione dalla quale era andato e venuto due o tre volte, ma in questa zona si era perfettamente inserito e integrato». Con la moglie aveva fatto la spola negli ultimi anni tra la Sicilia e il Varesotto.
Il lavoro era la ragione per cui aveva deciso anche nel suo ultimo trasferimento dal sud Italia di tornare al nord a due passi dalla Svizzera. La possibilità di poter guadagnarsi lo stipendio oltre frontiera al culmine di una vita di grandi sacrifici lo aveva probabilmente spinto a tornare. Aveva moglie e figlia oltre a dei nipoti: «La famiglia – insiste l’amica – era la sua grande passione, era un uomo tutto lavoro e famiglia». Prima di vivere a Marchirolo, Giuseppe Aveva vissuto anche nella vicina Cadegliano Viconago. Da alcuni mesi era tornato a Marchirolo in via Mondenizza. «Com’è possibile – non si dà pace l’amica – morire a causa della ragione stessa per cui si venuti a vivere qui, ovvero il lavoro? È assurdo. È una famiglia che ha fatto tanti sacrifici».
Anche l’amministrazione comunale è molto vicina al dolore che in questo momento delicato sta affrontando la famiglia di Giuseppe: «Non lo conoscevo – dice il sindaco<+nero> Pietro Cetrangolo<+tondo> – ma lo avevo intravisto proprio qualche giorno fa in Comune perché era venuto a rinnovare la carta d’identità. È una tragedia enorme che ha dell’assurdo: il lavoro è importante, ma non così tanto da rimetterci la vita. Molti mi fermano e mi dicono che quel che è successo a Giuseppe poteva capitare anche a loro, persone che si sono immedesimate. Lo ha fatto anche mio padre, anche lui ex frontaliere, che mi ha detto che quello che è successo a Passalacqua lo aveva visto accadere molte altre volte nei cantieri. Il lutto cittadino? È una possibilità ma ne dovrò parlare prima con la Giunta».
b.melazzini
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