Certe volte i cambiamenti mettono paura. Succede quando non si sa bene cosa arriverà “dopo”, succede quando non ci sono certezze. Laura Gianetti, presidente uscente dell’Ordine degli Architetti di Varese, è una donna che si trova di fronte a un cambiamento: dopo nove anni e due mandati, è arrivato il momento di passare la mano.
E allora è bello parlarne, per capire che cosa si prova. «Sei mesi fa – dice – ero agitatissima. Ed ero agitata perché non sapevo se tutto il lavoro fatto in questi anni avrebbe avuto un seguito o sarebbe stato abbandonato. Perché, e non sono io a dirlo, abbiamo fatto tanto. Anzi: siamo uno degli Ordini più attivi in tutta Italia: questa cosa ci viene riconosciuta da più parti, ed è un complimento di cui vado orgogliosa».
Abbiamo parlato di architettura. E questa sembra una banalità, ma è una cosa bellissima e affatto scontata. Abbiamo lavorato tantissimo sulla formazione e sui giovani, abbiamo organizzato corsi ed eventi che sono piaciuti alla gente e non solo agli addetti ai lavori. Abbiamo messo in mostra il nostro gioiello, Villa Panza, e abbiamo invitato a Varese architetti e personalità di calibro internazionale. Abbiamo seminato tanto, e abbiamo raccolto bene.
Io ho sempre pensato il passaggio tra me e Ileana sarebbe stato la cosa più giusta e più naturale. Ho sempre pensato a lei come al mio “dopo”: perché sapevo che lei e la sua squadra avrebbero portato avanti il nostro lavoro. Però non c’era nulla di scontato: c’è stata una votazione che presentava delle incognite, c’è stato uno scrutinio durato quasi otto ore…
E poi, di colpo, tutta l’agitazione se n’è andata: perché Ileana avrebbe raccolto il mio testimone, perché nulla di quanto fatto sarebbe stato sprecato, perché avremmo continuato a camminare sulla stessa strada. E l’agitazione si è trasformata in serenità e in entusiasmo. La storia continua e continua la strada che abbiamo tracciato. È bello, quando si lascia qualcosa, sapere che qualcuno continuerà il tuo lavoro.
Quando ho saputo che avevano vinto loro: che Ileana e la sua squadra sarebbero venuti dopo di noi, a creare una squadra ancora più forte e numerosa. Perché io sarò il suo braccio destro, sempre.
Gli eventi legati a Thin-King Varese, perché questo è stato il progetto che più di ogni altro mi ha rispecchiato. E sono orgogliosa di aver visto realizzato quello che sognavamo di realizzare: i concorsi, soprattutto quelli legati alla caserma e alla pista ciclabile. E poi, sì: il riconoscimento dei personaggi illustri che, magari sottovoce, ci hanno detto “bravi”.
Tornerò a fare l’architetto. Il lavoro più bello del mondo.
A Edoardo Brazzelli perché senza di lui non sarebbe stato fatto niente. Alla mia squadra e a tutti quelli che mi hanno supportata e sopportata. Grazie alle amministrazioni comunali con cui abbiamo collaborato in un rapporto di rispetto reciproco. Ai giornalisti, che hanno saputo raccontare quello che facevamo.
Come una città in cui sono stati realizzati dei progetti veri, dei progetti di qualità.
Ile: senza paura.