«Con l’elemosina i clochard giocano alle macchinette»

La denuncia dei baristi: «Quante monete spese in sigarette e slot e continuano a fare la questua con i cani, anche se ora è proibito»

– I soldi raccolti chiedendo l’elemosina? Se li giocano alle macchinette. Quello che non va in cibo, mangime per i cani, sigarette e alcolici finisce nelle slot machine.
A testimoniarlo è lo stesso titolare di un bar del centro storico. «Vengono qui a giocare alle macchinette. Anche stamattina è passato uno di loro». Si tratta di quei soggetti che da tempo affollano il centro storico, alcuni con dei cani, chiedendo l’elemosina.

Gli stessi che la notte dormono all’interno delle ex officine delle Ferrovie dello Stato di via Pacinotti, edifici ormai abbandonati ed in mano al degrado. Di giorno, però, si spostano nella zona centrale della città.
«Ogni tanto entrano nel mio bar. A parte il cattivo odore (difficile farsi la doccia senza acqua corrente, ndr) non posso dire nulla: se voglio le sigarette le pagano, magari mi tocca contare monete da una o due centesimi ma non c’è

problema».
Il problema, semmai, è quando giocano alle macchinette. Non c’è niente di illegale, sia chiaro: ma quanti di quelli che donano un euro o qualche centesimo a queste persone, pensando di compiere una buona azione, lo rifarebbero sapendo che poi il denaro finisce speso nelle slot machine?
Forse, come tutti, anche i clochard giocano nella speranza di vincere un bel gruzzolo. Con la differenza che i soldi da spendere non se li guadagnano lavorando, ma facendo leva sul buon cuore dei gallaratesi. «Finché si continuerà a far loro la carità, difficilmente se ne andranno», il facile ragionamento del barista.

«È strano – prosegue – ho delle clienti che si lamentano continuamente per la presenza di questi soggetti. Poi però sono le prime che passano e lasciano loro qualche moneta».
E non sono le uniche. «So che alcune persone si sono organizzate e hanno donato ai senzatetto un sacco a pelo e del mangime per i cani».
Niente che faccia piacere ai commercianti della zona. I quali speravano che l’ordinanza contro l’uso degli animali per l’accattonaggio, firmata un paio di settimane fa dal sindaco , potesse servire ad arginare il fenomeno. Ma non è andata così.
«La settimana scorsa è arrivata la Polizia locale e ha sequestrato alcuni cani, tranne uno che non è riuscita ad accalappiare», spiega una negoziante di corso Italia. Ora gli animali si trovano al canile, ma l’intervento dei vigili non ha fermato il loro padrone.
Che, dopo qualche giorno di assenza, è tornato al suo “posto”, sotto i portici di fronte alla chiesa di Sant’Antonio, accompagnato dall’unico cucciolo che gli agenti non sono riusciti a sequestrare.