Avrebbero avuto disponibilità economiche e tenore di vita nettamente superiore rispetto alla loro situazione patrimoniale dichiarata. Nei guai sono finite 7 persone riconducibili a un unico nucleo familiare: tutti residenti nel Basso Varesotto, tra i comuni che gravitano attorno al Saronnese. Sono stati smascherati nelle ultime ore dai militari della Guardia di Finanza di Saronno.
Al centro dell’indagine in particolare un uomo di 64 anni, con un passato, secondo la ricostruzione degli investigatori, di usuraio oltre che abituale frequentatore di case da gioco.
Sulla base del dossier confezionato dai militari, il Tribunale di Varese – Sezione Misure di prevenzione ha emesso un provvedimento di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, nei confronti di sette persone fra cui l’interessato, già condannato precedentemente per i reati di usura, riciclaggio ed esercizio abusivo di attività finanziaria.
Sotto la scure del provvedimento reale è finita una buona fetta dell’intero patrimonio riconducibile, direttamente e indirettamente, al soggetto, formato da tre appartamenti, sei box, quattro autovetture, conti correnti, per un valore di circa due milioni di euro.
Per assicurare il patrimonio mobiliare e immobiliare, gli stessi finanzieri saronnesi, hanno operato in alcuni comuni del Varesotto e della provincia di Milano e Sondrio (da un loro conto in una banca di Sondrio sarebbero stati sequestrati circa 500.000 euro). La gestione dei beni sequestrati sarà affidata a un amministratore giudiziario che provvederà a darne formale avviso all’Agenzia nazionale dei beni confiscati.
L’attività condotta dai finanzieri della Compagnia di Saronno ha messo in evidenza l’efficacia dell’azione di prevenzione e contrasto ai patrimoni illeciti accumulati da persone ritenute sospette dal punto di vista economico-finanziario.
Secondo la ricostruzione investigativa, infatti, molto spesso dietro a un tenore di vita diametralmente diverso rispetto alle reali capacità di produrre reddito si nascondono profitti da attività non lecite così come espressamente previsto dalla legislazione antimafia.
Nel caso di questa famiglia, infatti, stando alle ricostruzioni investigative della Guardia di Finanza sarebbe emersa una «macroscopica sproporzione tra le disponibilità economiche e i redditi dichiarati, peraltro del tutto incongruenti anche in considerazione dell’elevato tenore di vita costantemente tenuto dal soggetto e dai suoi familiari».