LAVENA PONTE TRESA Più delle statistiche può la pratica. Il contatto diretto. Perché per rendere bene l’affanno dell’economia varesotta è sufficiente farsi un giro davanti alle vetrate delle agenzie di lavoro interinale del Canton Ticino. A Lugano, questo, è ormai un dato di fatto. Quasi una sorta di emigrazione della speranza. Una toccata e fuga carica di aspettative. Dal sapore, spesso, di un’ultima occasione da rincorrere.
Prima erano solo frontalieri. Poi l’area di attrazione si è allargata. Non più la fascia di confine a meno di venti chilometri dai valichi, quella dei frontalieri, ma tutte le province. Varesotto e Comasco in testa. E, quasi a misurare la febbre delle difficoltà economiche di una Regione come la Lombardia un tempo locomotiva del Paese, il cerchio continua ad ampliarsi. Con mantovani, bergamaschi, tantissimi milanesi e bresciani pronti a reinventarsi un futuro da frontalieri. È quanto riporta la stampa ticinese.
«Mai si è visto un flusso così importante di persone alla ricerca di lavoro – ha sottolineato Debora D’Orazio dell’agenzia Drima, – . Riceviamo quotidianamente dalle trenta alle quaranta persone, un afflusso enorme di gente che viene a cercare lavoro. Una volta venivano solo dalla zona di confine, ora da tutta Italia e anche dalla Spagna». Perché il fenomeno è di questa portata.
e.romano
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