«Calcio totale e Borghese centravanti, ci salviamo così»: aveva ragione Giancarlo Giorgetti al fischio di chiusura del mercato. E ne ha da vendere anche il nostro geniale Max Lodi: quando la notte scende e nessuno se ne vuole andare dai seggiolini ghiacciati della tribuna laterale, perché su quel ghiaccio ci sono i nostri cuori di fuoco, lui scrive che «il pareggio di Masnago è la vittoria del capitalismo. Perché il Varese operaio, per fabbricare il suo piccolo gol,
deve ricorrere a un grande Borghese».
Forse non ha torto nemmeno Luca Calvi quando, all’ennesimo nostro bonario rimbrotto alla società che non ha portato alla squadra l’unica cosa che serviva, un attaccante, sbotta: «Il mercato è andato come è andato e adesso ci si salva assieme, tifosi-giornali-squadra-società. La Reggina o il Padova o l’Ascoli o il Novara sono retrocessi appena l’ambiente si è spaccato, o quando una di queste componenti ha iniziato a martellarne un’altra. Viviamo su un filo sottilissimo d’equilibrio, nessuno può permettersi di romperlo. Forte non ha dato meno di quello che avrebbe dato Lupoli ed è arrivato due volte davanti alla porta dopo sette mesi fermo, può solo crescere. Se ti chiami Varese, ti salvi con Forte e non con Sforzini. Anzi, ti salvi con Forte o non ti salvi. Non devo essere io a dire a te, Andrea, che gli acquisti scontati qui non funzionano. E che il gruppo è più forte anche degli errori della società, se ne ha commessi».
Touché: i gol di Corallo, Del Sante, Ebagua, De Luca e Pavoletti sono stati decisivi in ogni obiettivo centrato negli ultimi dieci anni, ma tutti loro (tranne Pavo-gol) sono nati qui o sono stati creati, rilanciati e lanciati da noi. C’è più futuro, più salvezza e più Varese in Luca Forte di quanto ce ne possa mai essere nella doppietta segnata ieri da Sforzini per l’Entella. Perché Luca siamo noi mentre Sforzini è solo Sforzini.
In campo hanno dato tutti il 50% dello spirito in più di quello che hanno, persino negli errori. La partita l’abbiamo fatta noi, le occasioni le abbiamo create noi, l’anima per non morire l’abbiamo gettata in campo noi, tutti noi. Non sappiamo chi segna ma questa debolezza può diventare una forza: perché tutti saranno costretti a provarci e a inventarsi qualcosa in più di quello che sanno fare. A provarle tutte, persino a giocare con Neto punta centrale affiancato da Varela e Forte (se Varela e Forte corrono come correvano ieri) magari davanti a Corti, Capezzi e Zecchin (se Corti e Zecchin saranno disposti a soffrire e morire ancora più di quello che hanno già fatto negli anni).
Il Varese può farcela perché tutti remano dalla stessa parte e quel pubblico attaccato fisicamente ai giocatori, radunato in una piccola striscia di gradinate, nello stesso settore, era e sarà l’arma in più: il fattore campo.