Ieri, venerdì 18 ottobre, la Seconda Corte d’Appello di Milano ha confermato integralmente la condanna inflitta dal gup del Tribunale di Busto Arsizio, Tiziana Landoni, all’ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Lonate Pozzolo, Orietta Liccati. La sentenza prevede una pena di tre anni di reclusione in abbreviato per concorso in corruzione, in relazione a un caso che coinvolge anche l’ex sindaco Danilo Rivolta.
Rivolta, che ha scelto di patteggiare, è stato condannato a tre anni, nove mesi e dieci giorni. Il ricorso presentato dal difensore di Liccati, l’avvocato Carlo Alberto Cova, è stato respinto, nonostante le sue argomentazioni per un’eventuale revisione della pena. Cova ha già annunciato l’intenzione di impugnare la sentenza d’appello davanti alla Corte di Cassazione.
Inoltre, la Corte ha deciso di non accogliere nemmeno la richiesta della sostituta procuratrice generale di Milano, Paola Pirrotta, che, pur sostenendo il teorema accusatorio contro Liccati, aveva invocato la concessione di attenuanti generiche. La richiesta di riduzione della pena a due anni e otto mesi di reclusione non ha trovato accoglienza, lasciando invariata la condanna.
La vicenda segna un importante passo nel contrasto alla corruzione nella pubblica amministrazione, evidenziando la determinazione delle autorità nel perseguire comportamenti illeciti all’interno degli uffici comunali.