VARESE – Dopo le elezioni europee, serve una attenta riflessione sulle tematiche industriali, economiche e sociali, tanto più che “è stata una tornata elettorale in cui ci siamo spesso smarriti in dibattiti che hanno avuto più a che a fare con il confronto nazionale, che non su idee per politiche di costruzione di una nuova Europa”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi, durante la sua relazione all’assemblea generale dell’associazione, in corso nell’headquarter di MV Agusta Motor a Varese.
Durante il voto europeo, ha detto Grassi, “ancora una volta, non si è tenuta in debita considerazione la centralità dell’impresa nella creazione di benessere nei nostri Paesi”. Invece, sono tanti i temi su cui servirebbe una risposta da parte dell’Unione europea, “dalla necessità di affiancare al Green Deal una vera politica industriale continentale per aiutarci a restare al passo della corsa globale, a quella per una politica energetica comunitaria. Dai piani finanziari a sostegno della capacità produttiva industriale nei settori strategici, al tema dello sviluppo del trasporto intermodale. Dai piani di investimento del sistema aeroportuale per la transizione ambientale, sino al passaggio ad un’economia dei dati”, ha detto Grassi. Tutti argomenti presenti nel documento Fabbrica Europa, preparato dal Sistema Confindustria come proposta di rinnovamento per la prossima legislatura della Ue. “Parlare di più di questi temi sarebbe stata un’opportunità per costruire insieme posizioni su argomenti molto concreti da portare ai tavoli strategici di Bruxelles e Strasburgo. Dove non serve battere i pugni, ma saper dimostrare competenza e cognizione di causa”, ha detto Grassi, sottolineando che “servono visioni europee di sviluppo e progresso, per non rimanere schiacciati di fronte ad altre potenze che meglio di noi stanno difendendo i propri interessi industriali sui mercati. Così come è indispensabile saper leggere le trasformazioni in atto, a livello globale, accettando la sfida della complessità e affrontandola con capacità di visione”.
“Welfare, conciliazione lavoro/famiglia, sicurezza sul lavoro. Sono sempre di più le imprese che stanno dando vita a nuovi modelli organizzativi che pongono la persona e l’inclusione al centro dello sviluppo. Ma alle iniziative della singola azienda va aggiunta un’azione di sistema indispensabile per poter garantire una qualità della vita che passa anche da un livello di salari netti adeguato. Torniamo a chiedere un taglio strutturale del cuneo fiscale”, ha dichiarato Roberto Grassi nella sua relazione.
“E in tema di sicurezza vogliamo ricordare anche il constante miglioramento nell’azione di prevenzione su cui rivendichiamo impegno e risultati importanti con gli accordi sui break formativi e sul monitoraggio dei near miss”, ha detto Grassi, sottolineando che “tutti questi aspetti si coniugano con il tema dell’attrattività”. Secondo Grassi, “serve una politica di attrattività in grado di valorizzare e di comunicare la qualità della vita sul nostro territorio”.
“Dobbiamo mettere a terra la doppia transizione, digitale e sostenibile, in modo che diventi un’oggettiva opportunità di transizione tecnologica e produttiva. Su questo tema c’è molto da fare con policy di accompagnamento che siano non solo ambiziose, ma anche realistiche nella loro attuabilità. Il Piano Transizione 5.0 del Governo in questo senso deve essere ripensato. Così come è stato impostato non funziona”, ha detto il presidente. “Con gli attuali orizzonti temporali non è di supporto allo sviluppo del sistema industriale. Siamo rimasti almeno sei mesi in attesa dei decreti attuativi, che solo ora stanno iniziando ad uscire, indicando come accedere a incentivi per investimenti che dovremmo concludere entro il 31 dicembre 2025”, ha proseguito Grassi, sottolineando che “non solo abbiamo perso troppo tempo, ma è anche evidente che in questo modo non potremo che dar vita, al massimo, a un riammodernamento delle nostre fabbriche”.
Secondo il presidente di Confindustria Varese, c’è “bisogno di molto di più. Serve far crescere la nostra produttività. E per riuscirci occorrono misure strutturali che abbiano una visione a cinque anni. È così che si crea il lavoro, non con i bonus. Non chiediamo aiuti o assistenza. Chiediamo una strategia-Paese di lungo periodo”.