Un terzo della vita si passa dormendo, e per buona parte di questo tempo si sogna, ma non sono anni persi, anzi. Questo è ciò che è emerso da un recentissimo convegno dal titolo “Sonno e sogni: il cervello dopo mezzanotte” della Fondazione Atena Onlus, svoltosi lo scorso 16 giugno a Roma all’auditorium del Maxxi.
«Il sogno è un aspetto importante della vita, non un perdita di tempo – sottolinea Giulio Maira, professore di neuro-chirurgia all’Humanitas
di Milano – Il meccanismo del sogno serve a rafforzare i ricordi, durante il sonno passiamo attraverso diverse fasi». Il sonno viene distinto in fasi, ben caratterizzate dal punto di vista neurofisiologico: «di tipo non-REM (sonno profondo) e REM (a rapidi movimenti oculari), che presenta diverse analogie con lo stato di veglia (aumento del metabolismo e del flusso cerebrale in specifiche aree) – spiega Marco Mauri, UOC Neurologia e Stroke Unit – Ospedale di Circolo di Varese e DBSV, Università dell’Insubria – Si ritiene che la stimolazione periodica e sistematica delle reti neurali sia necessaria per sviluppare e preservare le funzioni del sistema nervoso centrale. La maggior parte dell’attività onirica complessa con componenti visive (il sogno vero e proprio) si svolge nelle fasi REM».
Nella prima il cervello riorganizza e seleziona le esperienze importanti della giornata, fa un riordino cancellando tutto quello che è inutile. Poi improvvisamente si raggiunge un quadro identico a quello del cervello sveglio, la cosiddetta fase Rem. Qui abbiamo un sogno più complesso, qui colleghiamo informazioni, mettiamo assieme quello che ci è successo di recente con le memorie del nostro cervello, e questo senza le regole da svegli, perchè il cervello non memorizza i fatti come una pellicola cinematografica ma per categorie, quando le tira fuori non segue le sequenze temporali normali.
In questa fase paragona i fatti, cerca di dare un senso alle esperienze vissute e in definitiva costruisce la nostra identità, noi siamo quello che siamo perché abbiamo dei ricordi, che sono in parte anche il frutto dei nostri sogni.
«La funzione dei sogni rimane tuttora oscura, alcuni li ritengono una sorta di “stato confusionale” in cui la soppressione dell’attività del lobo frontale e la contemporanea attivazione delle aree associative visive e paralimbiche permette l’accettazione acritica di contenuti visivi bizzarri, dell’alterata relazione temporale e dell’aumento di emotività che caratterizza i contenuti onirici – continua il dottor Mauri -. Altri ricercatori hanno ipotizzato, come espresso già da Freud, che i sogni rappresentino l’espressione di desideri ed impulsi latenti (inconsci). Diversi studi infine hanno mostrato come il sonno influenzi le nostre capacità di consolidare le tracce mnesiche, dove le fasi non REM interverrebbero favorendo soprattutto la memoria dichiarativa, mentre la fase REM rivestirebbe un ruolo importante per le memorie emozionali e procedurali».
Per quanto riguarda il sonno, invece, sempre più ricerche dimostrano la sua importanza. «Quando dormiamo eliminiamo le scorie del nostro cervello – afferma -, ricerche dicono che il pisolino del pomeriggio è importante perchè aumenta sia la coordinazione motoria che l’apprendimento, dormire bene e in modo corretto protegge il nostro cervello e lo fa invecchiare bene». Inoltre, dormire bene durante la notte permette di sviluppare un senso d’attenzione maggiore.