La vulgata più diffusa dal 31 luglio, giorno in cui è stato annunciato il calendario della Serie A 2017/2018, a oggi ha sempre voluto e ancora vuole che il campionato della Openjobmetis Varese iniziasse davvero alla quinta giornata, ovvero allo scollinamento di una salita che prevedeva nell’ordine Venezia, Milano, Cantù e Brescia.
Poco vero, a) perché sminuire i contendenti odierni rispetto a quelli passati sarebbe errore fatale per questa Varese e b) perché il match di oggi al PalA2A non si pregusta con il senso della scoperta e dell’ignoto, caratteristiche peculiari di ogni partenza. Le quattro giornate in archivio ci hanno fatto conoscere maledettamente bene la squadra di Caja, in ciò che fa parte del suo bagaglio (e sono cose impagabili e che faranno la sua fortuna, come l’impegno, la determinazione, la serietà, la capacità di condizionare le partite con la propria difesa) e in ciò che invece non ha o non ha ancora.
Openjobmetis-The Flexx può essere solo l’ennesima evoluzione di ciò che non sarà mai fermo, mai cristallizzato: la resa complessiva di un gruppo come somma dei singoli. Il discorso calza a pennello su Cameron Wells, la mancanza più eclatante finora, ma tocca tutti i suoi compagni, che oggi avranno un’altra opportunità per tarare il loro livello: questo campionato, per Varese, è come una corsa ad esclusione. Quanti ci staranno davanti? Quanti riusciremo a tenere dietro? E il parquet dà risposte più portentose di ogni altro preventivo giudizio, a volte sorprendenti, a volte no.
Il parquet di Masnago oggi aspetta un’avversaria come tante in Italia, patria cestistica di arabe fenici costrette ogni anno a reiventarsi. Pistoia marca una differenza con le altre: è sempre in grado di rinascere bella e competitiva, come dimostrato dalle tre post-season raggiunte negli ultimi cinque anni di Serie A. Nell’analisi di chi ci si ritroverà davanti sono tanti i punti da toccare. Il primo: l’allenatore. Vincenzo Esposito, nel passaggio da campo a panchina sinonimo di empatia con gli americani che riempiono i suoi roster: nessuna paura di pescare in D-League (dove quest’anno i toscani hanno trovato Kennedy e Bond) o alla periferia dell’impero (si pensi al georgiano Sanadze), che dalle rape esca succo o sangue la quantità rimane sempre alta. Il secondo: i singoli.
Quelli che ci saranno e quelli che mancheranno. Pistoia è un play che ha davvero in mano il pallino: Ronald Moore, quattro anni alle dipendenze dell’ex scugnizzo di Caserta, è una specialità che non tramonterà mai sui menu tecnici: piccolo, veloce, sveglio, leader. Fabio Mian, ala piccola, e Raphael Gaspardo, entrambi pescati da Cremona, sono – insieme ai back-up Laquintana, Magro e Barbon – simboli di un 5+5 fatto senza paura e senza paranoie, scommettendo su due elementi in crescita. Per Markus Kennedy vale quanto detto da Caja in sede di presentazione: secondo miglior rimbalzista della serie A, «trasforma in canestro ogni carambola catturata in attacco».
E poi, dalla panchina, ci sono i già citati Jaylen Bond, ala con una facilità di canestro impressionante (12 punti di media in appena 20 minuti di gioco) e Duda Sanadze, impatto sui due lati del campo. Non manca qualcuno? Sì, manca davvero e Varese dovrà essere brava a mettere il dito nella piaga di quest’assenza: starà fuori, oggi e per altri due mesi almeno (problemi alla mano), Tyrus McGee, campione d’Italia 2016/2017, gemma più preziosa del mercato estivo della The Flexx. Senza di lui vengono meno punti, imprevedibilità e una leadership offensiva innata. Terzo: il complesso. Pistoia è 1a nei rimbalzi conquistati ed è la squadra che tira meno da 3 dell’intera Serie A (19,8 a partita contro i 27,3 di Varese).
Significa che il centro del suo gioco sono l’area e i suoi dintorni, significa che è abituata ad abbassare l’aleatorietà delle sue azioni, perché ha trovato come farlo. Tra somme e sottrazioni, insomma, non sarà una pratica facile.