È morto poco dopo l’arrivo all’ospedale di Circolo di Varese , 84 anni, psichiatra e famosissimo jazzista, travolto con la moglie , 69 anni, in via Sanvito Silvestre intorno alle 11 di ieri mattina. La coppia, sposata da 40 anni, abitava a poche centinaia di metri di distanza dal luogo dell’incidente. Marito e moglie erano appena usciti di casa per fare la spesa: hanno attraversato sulle strisce pedonali all’altezza del Carrefour. Sono stati investiti da una Ford Focus familiare guidata da un pensionato di 80 anni che viaggiava con accanto la moglie di 77 anni.
L’anziano non avrebbe visto la coppia sulle strisce forse accecato dal sole: li ha investiti in pieno. L’incidente è avvenuto sotto gli occhi di numerosi testimoni: via Sanvito è una delle principali arterie viabilistiche del centro cittadino e è sempre estremamente trafficata. Sono state decine le chiamate al 112: sul posto sono intervenuti gli agenti del comando di polizia locale di Varese, oltre ai vigili del fuoco e ai mezzi Areu. In via Sanvito sono arrivate quattro ambulanze, l’automedica e poco lontano è atterrato l’elisoccorso. Le condizioni di marito e moglie sono apparse immediatamente molto gravi: erano entrambi in arresto cardiaco. Medici e personale infermieristico sono stati eroici: per quasi 40 minuti hanno cercato di rianimare e stabilizzare i due feriti. Poi la corsa in ospedale. Disperata. Alberti è morto poco dopo l’arrivo al pronto soccorso, la moglie è ricoverata in condizioni molto gravi nel reparto di rianimazione del circolo. Sotto shock e colto da un leggero malore anche l’ottantenne alla guida della Focus. Il tratto di via Sanvito interessato dall’incidente è stato chiudo al traffico sino alle 13.30 per consentire il soccorso dei feriti e i rilievi dell’incidente. Pesanti le ripercussioni sul traffico: il centro è rimasto intasato sino al primo pomeriggio. L’ottantenne alla guida della Focus è stato sottoposto, come da prassi ad alcoltest: non era ubriaco. Ne stava utilizzando il cellulare al momento dell’incidente. Sotto shock anche i testimoni alcuni dei quali conoscevano Alberti e la moglie. Giorgio Alberti era del resto un personaggio notissimo a Varese, ma anche nel resto d’Italia e negli Stati Uniti. «Lavorò nell’ospedale psichiatrico di Varese negli anni 60 – spiega Augusto Maria Mainor, psichiatra e collega di Alberti all’epoca – era specializzato in neuropsichiatria infantile. L’unico a Varese a quel tempo. Fu un punto di riferimento». Fu un pioniere di quella branca della medicina a Varese all’epoca. Era il punto fermo di psicologi, assistenti sociali e educatori. Negli anni 70 si trasferì poi a Milano, dove lavorò sempre come neuropsichiatra infantile all’ospedale San Carlo. È stato per Varese all’epoca il “padre” di molti bambini con problemi psichici: e molti sono gli adulti che oggi, da lui aiutati o guariti, gli devono la normalità della vita. «Ha sempre creduto moltissimo nella capacità curativa del reinserimento dell’ammalato nel contesto sociale – spiegano i colleghi – ovviamente a seconda dei casi, ma anche se in ambiente protetto, credeva molto nel contatto con la quotidianità. Ed era all’avanguardia all’epoca». Alberti è stato un grande medico, ma anche un grandissimo jazzista. «Suonava la tromba – spiega Mainor – pur non essendo professionista ha suonato in bande importantissime. Era un talento riconosciuto in Italia e all’estero». Musicista autodidatta Alberti nel 1951, fondò con Gianni Acocella e con i fratelli Carlo e Gigi Bagnoli la “Milan College Jazz Society”, una delle prime e più importanti orchestre di jazz tradizionale italiane con la quale sempre negli anni Cinquanta ebbe la possibilità di suonare con musicisti americani del calibro di Sidney Bechet, Mezz Mezzrow, Albert Nicholas, Lil Hardin.