La procura del tribunale di Busto Arsizio ha disposto per la fine del mese di febbraio (la data esatta verrà ufficializzata nelle prossime ore) la riesumazione del corpo e l’autopsia di , il suocero di, l’infermiera “killer” di Lomazzo, accusata in concorso con l’amante di omicidio volontario per i decessi del marito , la madre e appunto il suocero.
Luciano Guerra morì il 20 ottobre del 2013 dopo un ricovero lampo all’interno del reparto di medicina dell’ospedale di Saronno. Qualche mese prima, il 30 giugno del 2013, era deceduto il marito della Taroni, Massimo Guerra, il figlio di Luciano Guerra. Già da tempo era stata pianificata la possibilità di compiere l’esame autoptico sul corpo del suocero, ma solo nelle ultime ore la Procura di Busto Arsizio ha disposto l’attività al cimitero di Lomazzo dove riposa Luciano Guerra. L’obiettivo è accertare attraverso verifiche più approfondite se tra i resti del cadavere dovessero emergere tra i tessuti tracce in quantità anomale di farmaci.
Gli investigatori, che stanno lavorando duramente da mesi alla vicenda, hanno messo nel mirino le morti ravvicinate, e per questo molto sospette, avvenute nella cerchia familiare di Laura Taroni.
Nel giro di sei mesi, infatti, tra il 30 giugno 2013, il 20 ottobre del 2013 e il 4 gennaio del 2014, persero la vita Massimo e Luciano Guerra e Maria Rita Clerici, l’ultimo decesso in ordine di tempo. Un’autentica ecatombe sulla quale la Procura ha acceso i riflettori.
A fine febbraio i periti “ingaggiati” dalla Procura di Busto Arsizio si occuperanno del recupero di quel che resta del corpo del suocero della Taroni.
L’esito dei rilievi autoptici potrebbe poi dare forza all’ipotesi investigativa per la quale la donna è accusata di aver somministrato sia al suocero, sia alla madre, dosi di farmaci eccessive, con il preciso scopo di uccidere i due anziani.
Lo avrebbe fatto, in accordo e in concorso con Cazzaniga, in tempi diversi: prima nei confronti del suocero, al quale avrebbe somministrato sedativi e calmanti in misura eccessiva; poi nei confronti della madre, che negli ultimi anni si era trasferita a casa da lei, a Lomazzo.
Le morti in ambito familiare rappresentano un secondo filone d’indagine, nell’ambito della grande inchiesta, quella sulle morti sospette in corsia in ospedale a Saronno, che vede invece Cazzaniga unico indagato.
Secondo l’accusa il medico aveva approntato un vero e proprio protocollo: il “Protocollo Cazzaniga”, improntato al sovradosaggio di farmaci.
La Taroni, infatti, risulta totalmente estranea rispetto ai decessi avvenuti in pronto soccorso. Entrambi si trovano in carcere in attesa della chiusura delle indagini.