Sono stati disposti nelle ultime ore gli arresti domiciliari per l’ex primario del Pronto Soccorso di Saronno . Il Tribunale del Riesame di Milano, infatti, ha accolto il ricorso presentato dal procuratore capo di Busto Arsizio , e dal pubblico ministero titolare del fascicolo dell’inchiesta sulle morti in corsia in ospedale a Saronno, , per ottenere gli arresti domiciliari per l’ex primario, difeso dall’avvocato .
Il legale ha confermato gli ultimi sviluppi giudiziari, ma ha già promesso battaglia. «A questo punto – sottolinea l’avvocato Pellicciotta – aspettiamo le motivazioni, ma di sicuro presenteremo ricorso in Cassazione».
La Procura di Busto Arsizio aveva avanzato la richiesta degli arresti domiciliari al giudice per le Indagini Preliminari , ma il magistrato l’aveva rigettata. Il riesame ha sconfessato la decisione del Gip, accogliendo, invece, le rilevanze fatte emergere dalla Procura di Busto Arsizio. Scoppetta, ora trasferito ad altri incarichi in un ufficio nel Gallaratese, era il “capo” di , il medico anestesista dell’ospedale di Saronno accusato dell’omicidio di quattro pazienti in concorso con la sua amante, l’infermiera , oltre che della morte di , marito della donna.
Scoppetta, indagato anche per omessa denuncia, è finito ai domiciliari per il reato di favoreggiamento, il capo di imputazione per il quale si è finiti al Riesame. In attesa di capire le motivazioni potrebbe essere stata decisiva la relazione del 13 maggio 2013, da lui firmata. Un documento che di fatto avallava, al termine dei lavori svolti dalla commissione istituita per dare una risposta agli infermieri preoccupati per il trattamento farmacologico cui erano stati sottoposti alcuni pazienti del pronto soccorso, l’attività di Cazzaniga.
Sono diverse le intercettazioni telefoniche che hanno per protagonista Scoppetta. In particolare avevano avuto un certo risalto mediatico quelle relative alla discussione con il medico , anche lei indagata, ma anche quella con la Taroni dopo che Scoppetta apprese dell’avviso di garanzia ricevuto dalla Sangion, indagata per aver messo la sua firma sotto le false analisi del sangue di Massimo Guerra: «Presentarsi con l’avvocato… io sono dell’idea che bisogna sostenere la verità, nel senso che succede che si faccia una cortesia a un collega e quindi,
si faccia degli esami al marito anche se non è presente». E ancora, così parla sempre l’ex primario del pronto soccorso: «Quello che ho detto a Simona e che ho detto anche alla direzione, è che è una cosa che fra colleghi ogni tanto si fa, per cui non vedo un atto lesivo nei confronti di nessuno, poi va bè se la Procura intende verificare la cosa, non so cos’è che abbia in mente».