MILANO – La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta, con ipotesi di corruzione e turbata libertà d’incanto. L’indagine riguarda la Fondazione Milano-Cortina 2026 e altre due società, una delle quali umbra, a cui la fondazione aveva affidato i propri servizi digitali. Gli indagati sarebbero in tutto tre. Nessuno di loro, va sottolineato, attualmente lavora per la Fondazione né ricopre il ruolo di dirigente.
Le Fiamme Gialle hanno perquisito la Fondazione e stanno eseguendo ordini di esibizioni e di ispezione dei sistemi informatici. L’indagine è diretta dai sostituti della Procura di Milano Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano.
Secondo l’ipotesi, l’ipotesi di corruzione riguarderebbe l’affidamento delle gare relative al cosiddetto “ecosistema digitale”. E un arco temporale che va dal marzo del 2020 al marzo dell’anno seguente.
Il ministro Abodi
Sull’inchiesta è intervenuto il ministro dello Sport Andrea Abodi, che ha dichiarato: “Ne siamo stati informati come voi, aspettiamo di capire. La Guardia di Finanza fa un lavoro egregio e ha il nostro sostegno. Ora vediamo le risultanze dell’indagine che non è mai motivo di soddisfazione e orgoglio, ma nemmeno di preoccupazione”.
La nota delle Fondazione
La Fondazione, in una nota, ha ribadito, come già detto, che “nessun dirigente o dipendente attuale della Fondazione risulta indagato“. Il management del Comitato organizzatore dei giochi olimpici e paralimpici “ha prestato massimo supporto e piena collaborazione alle forze dell’ordine”.
Le parole di Malagò
Dal canto suo il presidente del Coni Giovanni Malagò ha sottolineato come lo sport, la sua immagine, siano danneggiate da questa vicenda. “La procura voleva chiarimenti su posizioni che riguardano tre persone: l’ex ad, un responsabile di settore e un imprenditore – ha affermato Malagò -. Ricordo poi che il Cio chiese e pretese una presidenza legata allo sport e un ad legato e designato dal mondo della politica”.