Si è allungata fino alla provincia di Varese la mano degli investigatori promotori dell’operazione “Dominio” dei NAS di Milano sulla presunta corruzione in campo sanitario.
Nelle ultime ore, infatti, a i Carabinieri del NAS di Milano, nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Varese, Vercelli, Verona, Piacenza, Bologna, Roma, Firenze, Latina e Palermo, nell’ambito dell’indagine convenzionalmente nota come “Dominio”, hanno dato esecuzione a 29 perquisizioni locali, 21 ordini di esibizione di documentazione e 4 informazioni di garanzia, disposte dalla Procura della Repubblica di Milano, che ha pienamente condiviso le risultanze investigative emerse nei confronti di persone fisiche e giuridiche, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione, induzione indebita a dare o promettere denaro o altre utilità, abuso d’ufficio, truffa e riciclaggio.
Le indagini, avviate d’iniziativa nell’autunno del 2016, avrebbero permesso di individuare all’interno di una delle ASST (Agenzie Socio Sanitaria Territoriale) di Milano, un “illecito e clientelare modus operandi” organizzato e gestito da alcuni tra medici e funzionari della struttura sanitaria i quali, abusando delle loro funzioni di pubblici ufficiali: condizionavano alcuni concorsi pubblici, favorendo l’assunzione di medici e paramedici da loro prescelti per meri interessi personali. Secondo la ricostruzione investigativa i soggetti coinvolti a vario titolo percepivano dalle case farmaceutiche somme di denaro come premio in cambio dell’incremento della prescrizione dei loro farmaci, nonché per finanziare le assunzioni. il sistema corruttivo, inoltre, prevedeva l’illecito finanziamento, da parte delle case farmaceutiche, di convegni scientifici, corsi di aggiornamento e borse di studio con enormi elargizioni di denaro, mascherate come sponsorizzazioni per l’attività di ricerca medica che, allo stato, non risulta svolta.
Per nascondere i legami corruttivi, il denaro ottenuto veniva indirizzato verso alcune società “provider di servizi” compiacenti che formalmente organizzavano gli eventi, ma di fatto distraevano il denaro ottenuto dalle società farmaceutiche, per ridistribuirlo nei conti correnti dei medici, ricompensati anche con beni di varia natura (cellulari, computer e altro).