Sono diverse le intercettazioni raccolte dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico e della Tutela ambientale nell’inchiesta che ha smascherato le persone coinvolte nel giro della vendita degli abiti usati destinati alla beneficenza in Africa. Il business è raccontato in alcune conversazioni telefoniche intercorse tra , l’imprenditore di Caronno Pertusella arrestato insieme al vice presidente della Onlus “L’Africa nel cuore”, , e altri soggetti coinvolti nell’inchiesta a vario titolo.
«Tu lo sai – diceva Scarano – io sono una persona che si comporta bene no, non ho fatto sgarbi a nessuno, quindi qualcuno ha una forma di rispetto. I tunisini con me si comportano bene, io gli faccio un bel lavoro e riesco a prendere sempre il prezzo. Gli tolgo un sacco di porcheria da dentro. Gliela pulisco: insomma faccio un bel lavoro. Ma loro hanno un vantaggio: vendendo direttamente sul mercato in Tunisia, anche se adesso si fa poco però, appena si spostano per risparmiare qualcosa, prendono solo fregature. A loro non interessa pagare di più, ma avere la tranquillità, perchè sono fuori dall’Italia. È chiaro? Qui invece è tutta un’altra storia. Sul mercato italiano, coi costi della manodopera non so neanche come facciate a farcela».
Sempre il 6 gennaio del 2015, ci sono altre conversazioni intercettate: «Io adesso ho le mani in pasta dappertutto, cioè trovare una cooperativa, assegnare una cooperativa a te e te la faccio prendere direttamente». Dalle telefonate emergerebbe la volontà di mollare il mercato italiano, campano in particolare, poichè troppo inflazionato, ma puntare tutto sulla Tunisia.
Ci sono altre intercettazioni nelle quali si discute degli abiti invernali, di compiere una sorta di cernita: «Faccio una prova io – diceva Scarano il 2 febbraio 2015 – tolgo le coperte, i maglioni, i giubbotti, le cose più grandi. Non è che apro tutti i sacchi eh». «Diventa una lavorazione e chi si mette…non c’è neanche il tempo. Tutto l’invernale lo sposti e così com’è lo metto nei balloni, anzi lo pulisco anche un po’ se c’è qualcosa brutto, noi lo buttiamo».
Della vicenda si sta occupando la Procura di Milano. Una vicenda che sta tenendo banco anche a Cassano Magnago, dove oltre un anno fa – era il marzo del 2016 – il presidente del consiglio comunale, , aveva mosso diverse perplessità rispetto a quella Onlus che si aggirava nella zona chiedendo di consegnare abiti a scopo di beneficenza.