MILANO – “Stamattina ero sul pullmino affollato che porta all’aereo, saremo stati 4 o 5 con la mascherina. Io ce l’ho. Continuo a portarla ostinatamente. In ogni caso quelli con la mascherina sono una minoranza rispetto a chi ostentatamente non se la porta proprio. Hanno il diritto di farlo, perché c’è stata questa decisione” di lasciar cadere l’obbligo. “E’ una decisione non voglio dire inopportuna. E’ stato rispettato un programma in base al quale in questi giorni veniva tolto l’obbligo, ma ciò ha coinciso in maniera perfetta col nuovo espandersi dell’infezione. Abolire determinate misure prudenziali proprio all’inizio di ottobre è una grossa sciocchezza, anche perché poi ci si ritrova in questa situazione. Ma diventa una scelta frutto di un compromesso politico, che porta anche il Governo uscente a prendere delle decisioni che di scientifico e di medico non hanno nulla”.
A sottolinearlo all’Adnkronos Salute è Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, che commenta anche la scelta di tenere ferma la bozza di circolare sulla gestione invernale di Covid. Fra le indicazioni, quella di ripristinare l’uso della mascherina in spazi pubblici chiusi qualora peggiorasse l’andamento epidemiologico.
“Visto che non si intende altro che l’obbligo, certamente sì che lo ripristinerei in certi contesti, almeno andando a vedere come funziona questa fase e come andrà a finire”, osserva l’infettivologo. “I funzionari tecnici del ministero ben li conosco e sono persone di altissima qualificazione – puntualizza – ma questa è una decisione solo politica che non ha contenuti tecnici. Dopodiché certamente non siamo nella situazione dell’anno scorso in questo stesso periodo, e men che meno in quella di 2 anni fa. Ritengo però che sia opportuno che la gente sappia che Covid è ricominciato, che non sarà grave come quello precedente, ma chi deve essere protetto va protetto”.
“Uno in aereo ci può andare per diletto, ma anche perché è costretto a farlo – incalza Galli – e ci sono tutte le persone a maggior rischio che in determinate situazioni vengono tagliate fuori dalla possibilità di usare questi mezzi in modo confidente e sicuro. Lo stesso discorso vale per il treno, e per autobus e metro. La gente è stufa e questo si può capire, ma può esserlo finché vuole. Se si va a vedere l’evoluzione recente delle varianti c’è da rimanere impressionati: si sono sviluppate con grande rapidità in luoghi e situazioni diverse e ci siamo ritrovati col problema che sappiamo. Cosa ne vogliamo fare di questa evidenza? Vogliamo far finta che così non sia e che non ci siano problemi? I problemi ci sono”.