Crisi del Gruppo Fiora I sindacati con l’azienda

BUSTO ARSIZIO Crisi del Gruppo Fiora, i sindacati si schierano con l’azienda. Ma ci sono i primi dipendenti che entreranno in cassa integrazione e l’atteggiamento ostile della casa madre rischia di provocare in futuro dei licenziamenti. «Situazione difficile. Dobbiamo sfruttare gli ammortizzatori sociali per tirare più in là possibile l’opzione licenziamenti» commenta il delegato sindacale della Fisascat-Cisl Domenico Panariello, che sta seguendo le trattative aziendali per l’avvio della procedura di cassa integrazione.

Per ora sono cinque i dipendenti del Gruppo Fiora che verranno avviati alla cassa a zero ore. «E’ il personale che è impiegato per seguire un marchio del quale la casa madre ha tolto il mandato, mettendo in grossa difficoltà l’azienda» sottolinea Panariello, che dopo le assemblee sindacali tra i lavoratori che si sono tenute nei giorni scorsi, si è seduto al tavolo con il titolare dell’azienda ieri pomeriggio nella sede di Audi Zentrum del Sempione per definire le modalità

di attuazione della cassa integrazione richiesta, per il momento, per cinque dipendenti. Ma il quadro non è dei più rosei, anche se le trattative con Verona, sede italiana dell’importatore Volkswagen Group Italia, proseguono e oggi Piero Giorgio Fiora dovrebbe avere un ulteriore incontro chiarificatore per dirimere la situazione che lo ha portato ad uno sfogo pubblico per salvare la sua azienda dopo 25 anni di attività in proprio nel settore automobilistico.

«I problemi sono evidenti – spiega Panariello, schierandosi insieme ai lavoratori al fianco di Fiora – se la casa madre mette i bastoni tra le ruote costringendo il Gruppo Fiora, per vendere le automobili ai propri clienti e vederle consegnate, ad appoggiarsi a venditori di altri concessionari diventando di fatto un semplice intermediario». Spirito collaborativo dunque dall’organizzazione sindacale coinvolta nelle trattative a livello aziendale: «Chiediamo di utilizzare al massimo gli ammortizzatori per tirare in là il più possibile il licenziamento, con la cassa in deroga coperta fino al 31 dicembre di quest’anno».

Il rischio di dover lasciare a casa qualcuno degli 80 dipendenti però è concreto, se i rapporti con Verona non dovessero appianarsi. Ma la crisi dei concessionari è diffusa sul territorio. Pino Pizzo, segretario provinciale della Filcams-Cgil, lo definisce «un problema trasversale, che tocca diverse realtà a Busto Arsizio e dintorni, anche più piccole del Gruppo Fiora, a causa della contrazione del mercato dell’automobile». Tra i nomi noti che hanno già fatto ricorso alla cassa integrazione, i concessionari Fiat Masera e Bacelliere e Favron e Bergamin ma anche Chrysler, i cui concessionari sono a rischio chiusura. «Purtroppo ci sono anche aziende messe peggio di Fiora» fa notare Pizzo. Una sofferenza del settore che può essere alleviata solo «mettendo in moto gli ammortizzatori sociali».

f.tonghini

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