Crisi/ I media internazionali bocciano Cameron: Londra isolata

Roma, 10 dic. (TMNews) – All’indomani del ‘no’ di Cameron alle nuove regole di bilancio Ue, dalla stampa internazionale parte un coro (pressoché monocorde) di critiche alla politica di isolamento britannica in tempi di crisi globale. “Respingendo il trattato, Cameron è ormai isolato” riassume il New York Times, secondo cui “quando ha rifiutato un nuovo accordo europeo che avrebbe unito ancora di più il continente, il primo ministro britannico sembra aver sacrificato il ruolo del suo paese in Europa per preservare la preeminenza della City, il distretto finanziario londinese”.

Charles Grant del ‘Center for European Reform’ ritiene che “Londra abbia ormai rinunciato al suo posto al tavolo del negoziato” a Ventisette. Gli inglesi e il resto dell’Europa “hanno avuto altre divergenze in passato” osserva Adam Boulton di Sky News, citando ad esempio la guerra in Iraq, “ma questa è la prima volta che l’Unione Europea si spacca su una questione così fondamentale”. Quanto agli svizzeri di Le Temps, per loro il Regno Unito è ormai “nella stessa posizione della Svizzera rispetto all’Ue” perché “la scommessa britannica dell’isolamento” potrebbe portare Londra a “dover negoziare il suo rapporto con l’Unione in modo bilaterale, proprio come fa la confederazione elvetica”.

I francesi di ‘La Voix du Nord’ constatano che “la terribile crisi di fiducia che minaccia l’Europa avrà il merito, per la prima volta nella storia, di aver lasciato il Regno Unito alla sua solitudine insulare: un Regno dis-unito da un continente a cui non si è mai veramente integrato”. “E’ una nuova Europa quella che Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno imposto al summit di Bruxelles – si congratula Pierre Rousselin sul suo blog del Figaro – un’Europa che perde la sua unanimità, con lo spettacolare isolamento del Regno Unito, ma che allo stesso tempo ci guadagna in coerenza, dotandosi degli strumenti di una vera e propria governance economica”.

Cameron ha presentato una serie di condizioni all’adesione del suo paese al futuro accordo, che si concentravano soprattutto intorno a un potere di veto sui regolamenti che riguardassero il settore finanziario. Il governo britannico ha maturato la convinzione che la Commissione Ue, di solito estremamente liberista nelle sue politiche, sia eccessivamente influenzata dal Commissario Ue per il mercato interno, il francese Michel Barnier. Quando le richieste britanniche non sono state accettate Cameron si è chiamato fuori.

Ma tutto sommato, sostengono molti commentatori “il beneficio per il Regno Unito del negoziato a Bruxelles è tutt’altro che chiaro” come dice l’Economist. L’Europa ha infatti una consolidata abitudine a prendere decisioni, e lo strappo di Cameron finirà con ogni probabilità per danneggiare il paese che “si è chiamato fuori nel momento del bisogno”: i prossimi accordi potrebbero, insomma, scavalcare più facilmente il diritto di veto che ancora il Regno Unito poteva fare valere nell’Ue per difendere i propri interessi.

Spr

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