Bruxelles, 14 mag. (Apcom) – I ministri finanziari dell’Ue avranno all’ordine del giorno del Consiglio Ecofin martedì prossimo (e presumibilmente se ne parlerà già all’eurogruppo lunedì pomeriggio) la proposta di direttiva sulla
regolamentazione di ‘hedge fund’, ‘private equity’ e altri
fondi d’investimento alternativi, varata dalla Commissione
europea nell’aprile 2009 in risposta alla crisi finanziaria e secondo le linee concordate al G20. E potrebbe essere questo il primo terreno di scontro fra il nuovo governo britannico del conservatore David Cameron e il resto dell’Ue.
In una dichiarazione rilasciata al ‘Financial Times’ di oggi, il presidente di turno dell’Ecofin, la spagnola Elena Salgado, esclude che si possa posporre ancora una volta la discussione in Consiglio sulla proposta di direttiva, dopo che un primo rinvio a dopo le elezioni britanniche del 6 maggio era stato già deciso proprio su richiesta di Londra. Salgado, con una posizione non molto diplomatica e inusuale alla vigilia di un voto in Consiglio, sottolinea che “c’è una chiara maggioranza di paesi favorevoli all’approvazione” della direttiva, e ricorda implicitamente che un’eventuale opposizione britannica non bloccherebbe comunque l’accordo politico dei Ventisette, perché “i voti sono sufficienti per la maggioranza qualificata”. Oltre ai britannici, l’unico altro Stato membro contrario sarebbe la Repubblica ceca, secondo fonti diplomatiche a Bruxelles.
Secondo la proposta di direttiva, gli investitori basati nei paesi fuori dall’Ue (i gestori degli ‘hedge fund’ sono spesso residenti nei paradisi fiscali) sarebbero costretti, per operare nel mercato comunitario, a rispettare le stesse condizioni imposte a tutte le imprese europee. Per ottenere questo ‘passaporto europeo’, i gestori dei fondi alternativi dovrebbero quindi accettare regole chiare, dei limiti alla speculazione, e una più grande trasparenza.
Le nuove norme erano state invocate durante la crisi come uno dei cambiamenti più significativi che sarebbero stati imposti al sistema finanziario internazionale, per renderlo più responsabile e trasparente e per limitare la speculazione, ma la proposta Ue si era subito scontrata con l’opposizione delle due massime piazze finanziarie anglosassoni: la City di Londra (da cui passa l’80% degli ‘hedge fund’ europei) e Wall Street, prontamente sostenute dal governo laburista di Gordon Brown, e dall’Amministrazione Usa. Gli americani temono che la direttiva abbia effetti protezionisti, mentre i britannici temono che il suo effetto sarà di indurre gli investitori dei fondi alternativi ad abbandonare Londra.
Dopo il voto all’Ecofin “ci sarà comunque il negoziato con il Parlamento europeo”, ha ricordato Salgado, confermando comunque l’intenzione di approvare la direttiva. La commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo voterà la sua posizione sulla direttiva lunedì sera a Strasburgo, alla vigilia dell’Ecofin. Se i ministri finanziari raggiungeranno un accordo politico sul testo, tenendo conto degli emendamenti degli eurodeputati, sarà possibile un accordo con l’Europarlamento già in prima lettura, sancito con il voto della Plenaria di Strasburgo su un testo di compromesso.
A spingere per l’approvazione della direttiva c’è sicuramente il presidente francese Nicolas Sarkozy, ma sono favorevoli anche i tedeschi. E’ comunque chiaro che sia la Commissione (con il francese Michel Barnier, responsabile del Mercato interno e servizi finanziari) che il Parlamento europeo (il cui relatore è Jean-Paul Gauzés, anche lui francese) vogliono fare presto, così come hanno chiesto anche, d’altra parte, i capi di Stato e di governo dell’Eurozona durante il loro vertice di venerdì scorso.
Sarebbe anche la prima occasione per mostrare ai britannici che cosa vuol dire chiamarsi fuori dalla gestione della crisi dell’eurozona, come Londra ha fatto durante l’Ecofin d’emergenza del 9 maggio, che ha deciso il piano anti speculazione da 750 miliardi di euro.
Loc
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