Per ora la crisi non è passata, anzi. Lo dicono chiaramente i dati sull’intero 2013: tra fallimenti, altre procedure di chiusura e liquidazioni, in Italia l’anno scorso si sono perse 111.000 aziende, con un crollo per il Nordest e nuove difficoltà nell’industria.
A livello nazionale si sono battuti tutti i record negativi e l’aumento di crac rispetto all’anno precedente è stato del 7,3%. Un crollo che ha colpito regioni come l’Emilia-Romagna, il Trentino Alto Adige, il Veneto e anche la Lombardia.
È quanto emerge dai dati di Cerved group, che sottolinea come «la lunga recessione che ha investito l’economia ha avuto un impatto durissimo sul sistema delle aziende italiane». In gran parte si tratta di liquidazioni volontarie con 94.000 aziende, il 5,6% in più rispetto all’anno precedente. Il numero di fallimenti ha superato quota 14.000, un 12% in più che ha portato a un nuovo record dall’inizio della serie storica nel 2001. Le procedure concorsuali non fallimentari, infine, sono state circa 3.000, con un +53,8% in più rispetto al 2012.
Il problema è che i fallimenti riguardando anche segmenti in cui si erano manifestati timidi segnali di miglioramento come l’industria (che nel 2012 registrava un calo di crac del 4,5%, mentre ora accusa un aumento del 13%) e soprattutto in aree cruciali come il Nordest, dove da una frenata del 3,6% si è passati a un aumento di fallimenti di quasi il 20% nel corso dell’anno scorso. In particolare crollano l’Emilia-Romagna (+25% di imprese con conti in crac) e il Trentino Alto Adige (+21%), con un incremento a due cifre in Veneto (+16%) e in Friuli (+14%). Molto male Toscana (+18%) e Lombardia (+12%), con uno scivolone al Sud per la Sicilia (+27%).
In generale i concordati preventivi sono cresciuti del 103%, soprattutto per «l’introduzione del “concordato in bianco” – conferma l’amministratore delegato del gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, Gianandrea De Bernardis – che ha trovato ampio utilizzo» nelle aziende italiane.
La procedura, che consente di bloccare le azioni esecutive dei creditori in attesa di preparare un piano di risanamento, ha visto più di 4.400 domande, ma nel terzo e quarto trimestre il numero si è fortemente ridotto probabilmente a causa della facoltà di nominare un commissario giudiziale che controlla la condotta del debitore anche nelle fasi di pre ammissione.
A fronte di questi dati la Federconsumatori, che chiede al governo «un piano strategico che punti sulla ripresa delle domanda interna e sul rilancio degli investimenti» ricorda la continua contrazione dei consumi: -4,7% nel 2012, -3,4% nel 2013, mentre nel 2014 prevede un’ulteriore frenata dell’1,1%.
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