Bruxelles, 9 mag. (Apcom) – Sarebbe stato risolto il braccio di ferro con la Gran Bretagna e cominciano a emergere, a margine della riunione dell’Ecofin in corso a Bruxelles, i dettagli della proposta del ‘meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria’ che dovrebbe salvare l’euro in caso di nuove crisi.
Il meccanismo consisterebbe in un fondo che dovrebbe disporre 60 miliardi di euro da usare come garanzie di prestiti per i paesi in gravi difficoltà sui mercati finanziari, come nel caso greco.
Il meccanismo di stabilizzazione sarebbe costruito sul modello del dispositivo oggi previsto dall’art. 143 del Trattato Ue, il quale attualmente riguarda i soli paesi non membri dell’eurozona (definiti “Stati membri con deroga”). Questo strumento consente di fornire dei prestiti ai paesi che siano in difficoltà, o in grave minaccia di difficoltà nella bilancia dei pagamenti, come è già successo, recentemente, in tre casi in Lettonia, Ungheria e Romania.
Il problema è che il Trattato prevede la possibilità di usare l’art.143 solo per la bilancia dei pagamenti e solo per gli Stati fuori dall’eurozona. La questione potrebbe essere risolta con il ricorso all’art.122 del Trattato Ue sulle “circostanze eccezionali”. Questa clausola prevede la possibilità di “concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione” a uno Stato membro “che si trovi in difficoltà per circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo”.
Al ricorso a quest’articolo era contraria inizialmente la Gran Bretagna,. Londra temeva di essere costretta a pagare la sua quota parte del meccanismo di stabilizzazione anche nel caso in cui si fosse opposta alla sua creazione.
Allo stato attuale della discussione, secondo fonti diplomatiche, la Gran Bretagna sembrerebbe disponibile ad accettare il principio del ricorso all’art.122, a condizione di non essere costretta a partecipare ai prestiti bilaterali degli Stati membri, che potrebbero aggiungersi ai finanziamenti della Commissione europea nel meccanismo di stabilizzazione.
loc
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