Atene, 31 ott. (TMNews) – Il premier greco Georges Papandreou ha sconvolto governi e affondato i mercati con l’annuncio inatteso, ieri sera, del ricorso a un referendum e al voto di fiducia in parlamento sul piano di aiuti da 110 miliardi di Ue, Bce e Fmi. L’accordo raggiunto dai greci con l’Unione Europea il 26 e 27 ottobre a Bruxelles è stato in effetti molto criticato nel paese ellenico perché ritenuto una rinuncia de facto al principio di sovranità nazionale.
I greci “vogliono l’adozione di un nuovo accordo o sono contrari? Se i greci non lo vogliono, non sarà adottato” ha dichiarato ieri sera il primo ministro davanti al gruppo parlamentare del partito socialista greco (Pasok). Secondo fonti governative di Atene, la consultazione referendaria – la prima organizzata nel paese dall’abolizione della monarchia nel 1974 – dovrebbe svolgersi “verso gennaio”.
“La volontà del popolo greco s’imporrà su di noi” ha aggiunto Papandreou, annunciando che chiederà comunque la fiducia sull’accordo sul debito al parlamento, dove dispone di una maggioranza risicatissima – 153 deputati su 300 – e si trova ad affrontare una vera e propria rivolta dei partiti d’opposizione sulle misure di austerity imposte dalla comunità internazionale in cambio del sostegno finanziario al paese. Il voto di fiducia in parlamento è previsto nella serata di venerdì.
La scommessa del premier è intervenuta nel bel mezzo di una serie di negoziati tecnici molto delicati con i partner europei; la settimana scorsa i rappresentanti dei detentori privati di bond greci, prevalentemente banche, hanno accettato di subire un taglio del 50 percento sui pagamenti dei titoli greci. Allo stesso tempo, venerdì scorso in occasione della festa nazionale il paese è stato letteralmente invaso da cortei di protesta contro le conseguenze dell’accordo europeo.
In effetti, il salvagente internazionale è condizionato a un piano di sacrifici pesantissimi per i greci – tagli del 20 percento agli stipendi pubblici e alle pensioni, 60mila esuberi nella pubblica amministrazione – e tutti i sondaggi puntano per il momento a una vittoria del ‘no’ che renderebbe inutili mesi e mesi di trattative per definire il default pilotato della Grecia ed evitare il rischio contagio nel Vecchio continente. Se l’accordo venisse respinto, dicono i costituzionalisti, Papandreou dovrebbe dare le dimissioni e convocare le elezioni anticipate ma soprattutto sarebbe costretto a dichiarare subito la bancarotta, visto che la Grecia, dopo l’arrivo della nuova tranche di aiuti da 8 miliardi, ha soldi per far funzionare la macchina statale solo fino a metà gennaio. (con fonte Afp)
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