Mantova, 24 ott. (Apcom) – La crisi sta mettendo a rischio oltre un milione di piccole imprese che sono quelle che “soffrono più delle altre”. E’ l’allarme lanciato dal presidente della Piccola industria di Confindustria, Giuseppe Morandini che ha concluso ieri la prima giornata del Forum dedicato alle piccole aziende. Morandini ha chiesto al governo una una riduzione dell’Irap e della tassazione sul lavoro e l’estensione degli incentivi a “tutti quei settori del manifatturiero che possono fare da traino” per la ripresa. “Fa piacere sentir ripetere che la Piccola impresa è la colonna portante del Paese, la spina dorsale dell’Italia, il patrimonio che nessun altro al mondo ha. Grazie, ma ora vogliamo i fatti”, ha sottolineato il presidente della piccola industria.
Il dato di un milione di piccole imprese a rischio, ha spiegato Giuseppe Morandini, emerge da un’indagine svolta con l’università di Perugia sui bilanci di alcune aziende manifatturiere. “Dal campione – ha riferito – è emerso che un terzo delle imprese sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado, un terzo sta soffrendo”.
Basta dire – ha esortato – che non ci sono risorse. Capiamo i vincoli di bilancio. Però pure voi capite che anche i nostri bilanci sono in perdita, eppure i soldi per pagare l’Irap li dobbiamo trovare. Bene l’idea di ridurla, e poi altre due cose: rilancio della domanda e dei consumi. Abbiamo visto quali risultati positivi hanno dato gli incentivi: è la strada giusta.
Estendiamo a tutti quei settori del manifatturiero che possono fare da traino”.
La fiducia – ha continuato – da sola, non basta, non è fatturabile, non la sconti in banca. Per essere credibile va agganciata a qualcosa di concreto. Che c’è di più concreto di una riduzione progressiva del carico fiscale e contributivo sulle buste paga dei nostri dipendenti? Non è più accettabile che il netto spendibile del salario di un dipendente sia solo un terzo del costo che l’azienda sostiene perché devastato da tassazioni e contributi”.
Per la Cgil l’allarme lanciato da Confindustria “conferma” le preoccupazioni già espresse dal sindacato guidato da Guglielmo Epifani, secondo cui con la chiusura di un milione di pmi potrebbero esserci 4 milioni di disoccupati in più. Per Susanna Camusso “le Pmi hanno mediamente quattro dipendenti e la chiusura di oltre un milione di piccole imprese significherebbe, dunque, almeno altri quattro milioni di nuovi disoccupati. Di fronte a tale emergenza, che solo il governo continua a minimizzare, non servono chiacchiere ma proposte concrete”.
Valutazioni, queste ultime, che vengono ridimensionate dalla stessa Confindustria: il Centro Studi confindustriale stima infatti che i posti di lavoro a rischio sono 700.000 con un tasso di disoccupazione che salirà al 9,5% al 9,5% nel 2010. Ipotizzare, come fa la Cgil, 4 milioni di disoccupati significa proiettare un tasso di disoccupazione al 16%, una previsione irrealistica”, spiega una nota di viale dell’Astronomia.
Intanto Confindustria viene incontro alle piccole imprese in crisi e lancia il progetto T-Holding per l’aggregazione delle pmi. “T” sta per tutela e il meccanismo prevede che l’imprenditore conferisca la proprietà dell’azienda ad una T-Holding e ne diventi socio, garantendosi il valore patrimoniale e liberandosi delle garanzie personali: in una parola, salva azienda e casa. L’adesione ad una T-Holding sarà possibile a partire da quando si sarà completato un quadro che prevede: la costituzione di un fondo a capitale pubblico-privato, cui si sta lavorando, con 2 miliardi di euro di disponibilità che investe solo ed esclusivamente in queste operazioni di aggregazioni; il rafforzamento dei bonus ‘aggregazioni’ e patrimonializzazione già esistenti; l’accesso diretto al Fondo di garanzia, già costituito e la possibilità per le banche di godere di un trattamento fiscale agevolato sulle eventuali partcipazioni al capitale delle T-Holding.
Secondo le simulazioni effettuate con l’Università di Perugia, 200 T-Holding varrebbero un punto di Pil, circa 14 miliardi.
Red-Sib-Rbr/
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