Crocifisso a scuola: Udienza Corte Strasburgo su ricorso Italia


Bruxelles, 30 giu. (Apcom)
– Si tiene oggi davanti alla ‘Grande Chambre’ della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo l’udienza relativa al ricorso presentato dal governo italiano contro la sentenza della Corte sul crocifisso nelle scuole pubbliche. I 20 giudici della Grande Chambre, sotto la presidenza del francese Jean-Paul Costa, alla fine dell’udienza si ritireranno per deliberare, ma la Corte si pronuncerà più tardi, riferisce il cancelliere in una nota per la stampa. Secondo fonti di Strasburgo, per la sentenza sul ricorso italiano bisognerà aspettare almeno sei mesi. Il ricorso era stato presentato dall’Italia il 28 marzo scorso, ed è stato accettato da un collegio di cinque giudici della ‘Grande Chambre’ il 2 marzo.

La molto controversa sentenza della Corte sul crocifisso, emessa il 3 novembre scorso, aveva giudicato come
“una violazione della libertà dei genitori di educare i figli
secondo le loro convinzioni, e della libertà di religione degli
alunni” il fatto che in Italia sia obbligatorio esporre il
crocifisso in tutte le aule scolastiche.

La vicenda aveva avuto origine dalla denuncia di Soile Lautsi,
cittadina italiana di origine finlandese e membro dell’Uaar
(Unione atei e agnostici razionalisti). Sostenuta da questo
gruppo, la signora Lautsi aveva chiesto nel 2002 all’istituto di
Abano Terme frequentato dai suoi due figli, di togliere i
crocifissi dai muri delle aule. Di fronte al rifiuto
dell’Istituto e alle bocciature dei suoi ricorsi nei tribunali
italiani, la signora Lautsi si era rivolta alla Corta europea di
diritti di Strasburgo, che alla fine le ha dato ragione.

Secondo la Corte, l’obbligo di esporre il crocifisso viola
l’art. 2 del Protocollo n.1 della Convenzione europea dei diritti del’uomo, riguardante il diritto all’istruzione, e l’art.9 della stessa Convenzione, che concerne la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. La sentenza non impone di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche pubbliche, ma sostiene che lo Stato non può imporre l’esposizione di simboli religiosi.

A conferma del grande interesse internazionale che solleva la vicenda, e in conformità con l’articolo 36 della Convenzione dei diritti dell’uomo, il presidente della Corte ha accettato osservazioni scritte sulla causa provenienti da 10 diversi paesi europei, e in particolare dai governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, Romania, Federazione russa e San Marino. Otto di questi governi interverranno all’udienza con loro rappresentanti.

Altre osservazioni accolte provengono da un gruppo di 33 parlamentari europei, e da diverse associazioni; l’ Associazone nazionale del libero Pensiero, l’associazione per i diritti delle minoranze Greek Helsinki Monitor, lo European Centre for Law and Justice, Eurojuris, nonché due gruppi di organizzazioni, il primo laico e il secondo cattolico, che hanno inviato due contributi congiunti: da una parte la International Commission of Jurists insieme a Interights e a Human Rights Watch; dall’altra il Zentralkomitee des deutschen Katholiken, insieme a Semaines sociales de France e le Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani).

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