Bruxelles, 11 dic. (Apcom) – Il buon proposito dura pochi secondi. Al termine del Consiglio europeo, Silvio Berlusconi ci prova a concentrare la sua dichiarazione soltanto sulla decisione italiana di contribuire con 600 milioni in tre anni al Fondo Ue per lotta ai cambiamenti climatici. E quando arriva la domanda sull’altolà di Giorgio Napolitano dopo l’editto anti-Consulta di Bonn, il presidente del Consiglio accenna un “parliamo di quel che è successo qua”. Ma poi parte come un fiume in piena in una difesa della legittimità delle sue affermazioni che è allo stesso tempo un nuovo attacco al Colle.
Silvio Berlusconi non ci sta a sentire che le sue parole sul partito dei giudici e sulla Consulta di sinistra vengano bollate come “attacchi violenti”. Piuttosto, dice, gli attacchi violenti sono quelli che lui deve subire.”Le preoccpazioni – è la sua risposta al Quirinale – ci dovrebbero essere in Italia per l’uso politico della giustizia che è il contrario della democrazia e della libertà”. A dare la misura della distanza siderale che ormai corre tra palazzo Chigi e il Colle, c’è anche il fatto che mentre il presidente della Camera si affretta a sottolineare che Napolitano “rappresenta tutti”, il premier ancora oggi in privato a pranzo con gli eurodeputati, lo definisce un uomo “di sinistra”.
Ufficialmente il Cavaliere non vuole tornare sul suo scontro con
Gianfranco Fini che ieri è risalito a livelli di guardia. Ma
affronta la questione con alcuni parlamentari europei vicini al
presidente della Camera che lo invitano a ritrovare l’unità nel
partito. “Da parte mia – assicura – c’è tutta la buona volontà,
si vede che dall’altra parte non è cosí”. Segno della diffidenza
che ancora regna sovrana tra i due.
Silvio Berlusconi, piuttosto, ci tiene a dimostrare di essere lungi dal viale del tramonto: e se ieri esaltava i suoi attributi, oggi si descrive “sereno e positivo”, tutto concentrato sul lavoro mentre “gli altri attaccano, discreditano, minacciano”. Insomma, pronto ad andare avanti fino alla fine della legislatura. “Mai pensato una volta – dichiara – a elezioni anticipate”. In cantiere, anzi, c’è già una riforma della Costituzione che va cambiata perchè – dice – è ormai “vecchia di decenni”, e questo si farà con o senza la sinistra. “Io – sostiene il Cavaliere – sono aperto e disponibile agli accordi, peró quando leggo le parole del capo dell’opposizione mi cadono le braccia”.
Così come il presidente del Consiglio dice chiaro e tondo ai suoi interlocutori che non ha alcuna intenzione di mollare sulla riforma della giustizia. Dalla bocciatura del Lodo Alfano in poi, la priorità è sempre più questa. E ciò, sebbene il premier ostenti pubblicamente una certa sicurezza sulle accuse per mafia che arrivano dal pentito Gaetano Spatuzza e che – dice – sono solo “un’operazione infame”. Le dichiarazioni rese oggi dal boss Graviano gli fanno tirare un sospiro di sollievo. Si è dimostrato – sottolinea – che siamo alle “comiche”.
Bac
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