Lombardia autonoma, ecco in concreto cosa potrebbe cambiare per la provincia di Varese. Dai frontalieri a Malpensa, dalle zone a fiscalità agevolata alle strade: tutti i temi su cui Regione Lombardia chiede più competenze a Roma per poter avere più voce in capitolo sui problemi del nostro territorio.
La bozza della Proposta di risoluzione, che porta la firma del presidente del Consiglio regionale e del presidente della commissione affari istituzionali , è da giorni oggetto di discussioni-fiume al Pirellone e martedì verrà portata in aula per il voto finale. Così da consegnare nelle mani del governatore un documento con cui aprire, già nei giorni immediatamente successivi, la trattativa con il governo guidato da . Cerchiamo di capire quali punti, tra le 23 competenze su cui la Lombardia chiederà più autonomia, potrebbero toccare più da vicino il nostro territorio.
In tema di rapporti internazionali, ci sono due richieste che potrebbero rivoluzionare il tema del frontalierato, spostando da Roma a Regione Lombardia una serie di competenze e responsabilità nei rapporti con gli Stati confinanti, quindi la Svizzera. La richiesta di «stipulare, nell’ambito di attività di cooperazione transfrontaliera disciplinate dalla legge di ratifica della Convenzione quadro europea, accordi con Stati confinanti o comunque insistenti nell’area interessata alle attività di cooperazione, anche in difetto di tali accordi tra questi e lo Stato italiano»,
ma anche quella, ancora più specifica, di «partecipare al procedimento di definizione degli accordi con Stati confinanti diretti a regolare materie con ricadute immediate sul territorio regionale (ad es. questione dei ristorni dei frontalieri)». Con l’accordo fiscale italo-svizzero ancora da approvare in via definitiva, significherebbe che Regione Lombardia avrebbe diritto di essere chiamata a dire la propria sulle trattative tra Roma e Berna per quanto concerne le ricadute che l’accordo stesso potrebbe produrre sulle aree di confine, dalla tassazione dei frontalieri ai ristorni ai Comuni nella fascia dei 20 chilometri dal confine.
In materia di coordinamento della finanza pubblica, al di là delle aspettative dei sindaci rispetto a vincoli e distribuzione di risorse che oggi mettono in crisi spesso proprio i Comuni virtuosi, potrebbe essere decisiva la richiesta di «un ruolo rafforzato alla Regione nell’istituzione di zone economiche speciali (Zes) nelle aree del territorio lombardo confinanti con l’estero, anche mediante intese con lo Stato, per favorire, attraverso la concessione di agevolazioni fiscali e la riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni, l’insediamento di aziende per promuovere lo sviluppo e l’occupazione». Per le aree del Luinese che vivono da tempo processi di desertificazione legati anche alla concorrenza con il vicino Canton Ticino, significherebbe poter riportare imprese e occupazione sul territorio. Nello stesso comma si chiede anche di «potenziare ulteriormente le attuali misure di riduzione del costo del carburante per consumi personali», il ben noto “sconto benzina”. Nell’ambito dell’ambiente, la Regione prova a chiedere «piena competenza a disciplinare le modalità di gestione dei rifiuti urbani e speciali, compresa la possibilità di allineare la capacità impiantistica al reale fabbisogno e garantire piena attuazione al principio di autosufficienza su base regionale». In soldoni, si potranno mandare in pensione gli inceneritori più obsoleti, come l’Accam di Busto Arsizio, visto che gli impianti più all’avanguardia garantiranno il fabbisogno regionale.
Un altro capitolo di estrema attualità, alla luce degli eventi dei giorni scorsi al Campo dei Fiori, è quello sulla protezione civile. La Lombardia si appresta a chiedere «ulteriori competenze in riferimento alla formazione degli operatori di protezione civile», ma anche «al coordinamento a livello territoriale del Corpo dei Vigili del Fuoco (permanenti e volontari) con la creazione di nuclei operativi regionali», rivendicando inoltre «potere di ordinanza al Presidente di Regione, in deroga alla normativa regionale e statale, per eventi calamitosi di livello regionale, per consentire maggiori tempestività e autonomia gestionale delle risorse regionali per gli interventi di ripristino post-emergenza». Nel caso del Campo dei Fiori significherebbe poter gestire da Milano tutta la partita del post-incendio.
Passiamo alle grandi reti di trasporto, dove la Lombardia chiede «potestà concessoria in merito alle autostrade, per le tratte insistenti sul territorio regionale, con l’introito dei relativi canoni», in modo da «indirizzare gli utili della gestione del servizio autostradale verso il potenziamento del sistema infrastrutturale lombardo». A quel punto la “gallina dalle uova d’oro” del casello dell’Autolaghi di Cavaria potrebbe finalmente portare investimenti diretti sul nostro territorio (guarda caso, c’è una Pedemontana da completare…), ma in prospettiva con una “regionalizzazione” del sistema non è escluso che il pedaggio non possa essere anche sensibilmente ridotto. La risoluzione prevede anche la richiesta del «trasferimento al demanio regionale delle strade classificate come nazionali, attualmente gestite da Anas»: tra queste, anche la superstrada 336 della Malpensa, che necessita di interventi di adeguamento e messa in sicurezza. Un altro punto strategico per il Varesotto è il capitolo su porti e aeroporti. La Lombardia chiede «la piena governance degli aeroporti lombardi, con assunzione del ruolo di ente concedente e di un più incisivo coinvolgimento nella redazione del piano aeroportuale». Il rilancio di Malpensa, a questo punto, potrebbe essere guidato direttamente da Milano e non più dall’ostile Roma, da sempre pro-Fiumicino. Nella risoluzione si chiede anche un «maggiore ruolo regionale circa la proposizione e l’identificazione di eventuali aree ad economia differenziata, come elemento propulsivo del territorio e come eventuale titolo di compensazione per i disagi ambientali». Qui forse si intende aree a fiscalità differenziata, una sorta di zona franca che potrebbe sorgere attorno all’aeroporto di Malpensa per compensare con lo sviluppo economico i disagi derivanti dalla convivenza con uno scalo intercontinentale, pensiamo ad esempio alle opportnità che si potrebbero generare nelle aree delle delocalizzazioni di Somma Lombardo, Ferno e Lonate Pozzolo, oggi abbandonate al degrado. Questi sono solo i temi che più direttamente toccherebbero il territorio. Ma i benefici potenziali dell’autonomia sono tantissimi. Pensiamo solo ad esempio al tema della sanità, dove da un lato «la modulazione del ticket sanitario aggiuntivo» consentirebbe ai lombardi di risparmiare sui costi delle prestazioni, ma dall’altro «l’eliminazione dei vincoli in materia di spesa per il personale», che oggi spesso mettono in ginocchio le aziende ospedaliere, potrebbe aprire nuove opportunità occupazionali per medici ed infermieri, ma anche permettere la riduzione delle liste di attesa.