Benvenuti all’azienda Parasacchi, i maestri delle bobine dal 1945. All’ingresso dello stabilimento di Oggiona Santo Stefano, dove lavorano 40 dipendenti, questo immaginario cartello non c’è, ma gli ingredienti per fare un prodotto industriale di assoluto livello, ci sono tutti.
Azienda a conduzione famigliare, giunta alla terza generazione, ma con la quarta che già scalpita, ricerca della qualità e vocazione all’export, sono i punti di forza della Parasacchi, fondata da nonno Marcello e oggi guidata dal figlio Franco e dalla nipote Luisa, che da qualche mese si è inventata un nuovo business, quello delle bobine da arredamento.
Cavi elettrici, fili di rame o di ferro, nylon; dove c’è un cavo c’è sempre anche una bobina. «Abbiamo incrementato parecchio il nostro business con l’estero che in un anno è passato dal 30% al 50% – spiega Luisa Parasacchi – Esportiamo le nostre bobine in particolare in Spagna, Germania, ma anche Corea, Sudafrica, Cina e Brasile, senza contare i nostri clienti italiani che lavorano all’estero, in particolare in Sud America». Girando tra i vari reparti dello stabilimento,
si nota un grande spirito di squadra e di affiatamento tra i dipendenti; molti hanno iniziato a lavorare alla Parasacchi da giovanissimi; chi va in pensione torna lo stesso a dare una mano. Uno spirito familiare che si estende dal vertice dell’azienda fino alle maestranze.
«L’essere un’azienda famigliare è un nostro punto di forza e ricchezza – sottolinea Franco Parasacchi – Ed è così in generale per il nostro territorio; puntiamo sulla qualità assoluta dei nostri prodotti». La bobina è un prodotto cosiddetto povero ma ha una responsabilità enorme, perché deve sorreggere metri di cavi pesanti.
«Made in Italy per noi – osserva Luisa – significa realizzare bobine tecnicamente perfette e resistenti. Facciamo tutto in casa, progetti compresi; avere tutta l’attrezzatura all’interno dell’azienda è molto importante». Un impegno gravoso da un punto di vista economico per l’azienda, ma fondamentale per garantire qualità ai propri clienti; tanto per avere un’idea, lo stampo meno caro di una bobina può costare 30mila euro.
Il controllo qualità effettua test a campione e scarta i prodotti difettosi; la percentuale di errore è attorno al 5% e ogni singolo dettaglio viene curato con particolare attenzione. Anche sull’azienda di Oggiona ha inevitabilmente picchiato duro la crisi economica mondiale, ma nessuno ha mai mollato, in primis la famiglia Parasacchi.
«Nel 2008 ce la siamo cavata – racconta Luisa – Il 2009 è stato un massacro, come il 2012, mentre nel 2010/11 non è stato male, ma abbiamo dovuto bloccare i nostri investimenti annuali; nel 2014 il fatturato è migliorato e speriamo nel 2015, visto che qualche segnale sta arrivando, soprattutto per l’export».
Qui a Oggiona si valuta positivamente la decisione della Bce sull’immissione di liquidità, ma non c’è grande fiducia ad esempio sul Jobs Act.
«Credo che produrrà poco o nulla – riflette Franco Parasacchi – Le aziende si stanno ristrutturando e con l’aumento dell’età pensionabile mi chiedo che spazio potranno avere i giovani».
Proseguendo la nostra visita all’interno dello stabilimento, emergono altri due fiori all’occhiello dell’azienda varesina: l’attenzione per l’ambiente, con il riciclo del materiale di scarto e dei pezzi delle bobine difettose e quello per la sicurezza dei dipendenti.
Nella sede di Oggiona trovano posto una ventina di presse, tra grandi e piccole, dove vengono montati gli stampi; macchine all’avanguardia, ma resta fondamentale, per raggiungere la qualità assoluta, l’apporto dell’uomo.