Questa è la storia di Gabriele Mimio, trentacinque anni, nato e cresciuto alle Bustecche, oggi di casa al Greov o Piccolo Vivirolo che dir si voglia, quel campo dismesso sopra la ferrovia che si incastona fra Giubiano e Belforte e che era stato allestito per ospitare i tornei di calcio a sette.
Occhi blu come il cielo che gli fa da soffitto, vive da tre mesi in una roulotte lasciatagli dall’amico Walter. «Me l’ha regalata quando ha deciso di andare in clinica a curarsi» racconta con un’aria un po’ da ragazzino, un po’ da sognatore. «Ho studiato fino alla terza media e poi ho deciso di fare l’imbianchino assieme al mio patrigno Armando che aveva una ditta a Malnate, la Decora di piazza Fratelli Rosselli, e adesso ha il colorificio in via Milano».
Gabriele impara il mestiere e lo mette in pratica ma siccome il marito di sua madre è anche decoratore e stuccatore, piano piano inizia a lavorare con lui negli interni delle case di pregio. «Mi è sempre piaciuto fare questo mestiere. Frequentavo case belle, antiche, tanto liberty, e quando il cliente alla fine era contento per me era una soddisfazione non solo economica, perché sono appassionato d’arte». Ma Gabriele da cinque anni è fermo. «Il lavoro scarseggia e anche in colorificio si fa poco. Ogni tanto, come ieri, quando gli arriva il pellet per le stufe o qualche bancale da lavoro, Armando mi chiama per aiutarlo: però non ho più un lavoro regolare, fisso, e mi sono ritrovato a chiedere l’elemosina per le strade di Varese».
Questo bel giovane dal sorriso aperto, che ci accoglie con cordialità nel suo spazio ricavato davanti al campo, è uno dei ragazzi che stazionano davanti all’UPIM.
«Ho fatto anche un mese e mezzo a dormirci» ammette «ma poi, arrivati la pioggia e il freddo, me ne sono andato via. Ero rimasto senza fissa dimora. Quando le persone che occupavano questa roulotte se ne sono andati via, sono venuto qui da Walter: mi aveva ospitato altre volte». Gabriele da tre anni partecipa alle domeniche di pulizia del centro con Maura Aimini e i City Angels: era fra i senzatetto di qualche giorno fa, ramazza, sacchi e paletta in mano, ed è grazie anche a persone come lui Varese si veste di bello. «Abito qui ormai da tre mesi: per me la roulotte è la mia nuova casa, che chiamo anche cantina, come fanno tanti miei coetanei. Le mie giornate in questo periodo sono così: esco alla mattina, vado a firmare dai carabinieri per una cavolata che ho combinato qualche tempo fa, poi chiedo l’elemosina e alla sei e mezzo devo tornare a firmare; poi, alla sera, quando riesco arrivo finalmente a casa a mangiare qualcosa». Cucina con la bombola.
«Quando riesco a tirar su trenta euro la compero, ma non ho l’elettricità: vivo con le candele. L’acqua me la procura la ditta di fianco, la Wagner: con due fusti da 25 litri vado lì, sono molto gentili».
La domenica partecipa alla distribuzione del cibo dai City Angels, usa indumenti di recupero che lava a mano in una vaschetta nella roulotte. Vive solo: ogni tanto lo va a trovare la sua compagna, ma non abitano assieme.
«Mi fa tanta compagnia il mio cane Bunker, che ho chiamato così per pensare di aver vicino qualcuno che mi protegga.
Mi ha accompagnato nei miei viaggi per le città d’arte in Italia: ho vissuto tre anni in un sacco a pelo chiedendo l’elemosina, per conoscere e studiare».
Giovedì 28 ha un colloquio con l’assistente sociale di Malnate, l’ultimo comune dove risulta essere stato residente. «Speriamo che mi aiutino a trovare un lavoro, una casa» conclude con un sorriso umile che è un inno alla vita. «E allora festeggeremo con un caffè».