Da piccolo sognava di fare l’astronauta e oggi è ingegnere volontario nei paesi in via di sviluppo, consulente per le innovazioni, la ricerca e lo sviluppo e gira per il mondo.
Stiamo parlando di Giacomo Rossi, varesino, classe 1982, nato e cresciuto nella nostra provincia, diploma allo Scientifico Galileo Ferraris, una laurea al Politecnico di Milano in Ingegneria Aereospaziale, uno spirito indomito e tanti interessi: dalla moto da strada alla speleologia, passando per la subacquea.
E a volte basta solo dare ascolto alle proprie inclinazioni: «Come tutti i bambini sognavo di fare l’astronauta, lo spazio è sempre stata una passione di famiglia, dato che mio padre lavorava all’Aermacchi, quindi ho studiato Ingegneria, per poi dedicarmi per anni all’open innovation, alla gestione e innovazione di progetti ingegneristici e tecnologici, collaborando con il Politecnico di Milano e la Whirpool». Nonostante il lavoro intenso, Giacomo trova il tempo per collaborare con un’associazione, nata al Politecnico, che si occupa di innovazione sociale per i paesi in via di sviluppo, la Social Innovation Teams.
E qui interviene il destino che sa essere imprevedibile e fa cambiare direzione alle nostre vite, come è successo a Giacomo: «Ho avuto un bruttissimo incidente in moto, stavo per perdere una gamba, sono stato per due anni in ospedale, così cercavo di lavorare da casa, e a fatica rispettavo i tempi stretti, serrati che mi richiedeva il lavoro».
Fino a quando Giacomo non ce l’ha fatta più e ha detto basta: «Per la fatica sono crollato perché mi accorgevo che non riuscivo a guarire e mi sono posto una domanda fondamentale».
Quale? «Stai facendo veramente quello che vuoi dalla vita? Quello che ti interessa? E la risposta è stata “no”, perché volevo viaggiare, stando dieci ore davanti a un computer non potevo fare quello che mi piaceva davvero». Quindi la svolta: «Questo lavoro, a tratti appassionante e stimolante, non faceva per me, mi sono licenziato e ho deciso di partire per l’Ecuador, perché la Social Innovation Teams cercava una persona che facesse una ricognizione in quel paese, esattamente a Guayaquill, dalla parte opposta rispetto a Quito, la capitale, perché cercavano di creare nuove opportunità per gli abitanti».
In quell’angolo di Ecuador, Giacomo incontra Andrea Zorzi, ovvero uno dei suoi attuali soci, che per anni ha fatto il volontario a Salinas De Gualanda e «ha sperimentato l’economia solidaria, a 3.500 metri all’interno di una conca creata da qualche eruzione, attorno alla quale sorgono numerose comunità di campesinos dove mi ha portato Andrea per dare una mano, in questa economia solidaria che spalma il guadagno su tutta la filiera».
Ma che significa “economia solidaria”? «Ti faccio l’esempio del latte: i campesinos mungono le mucche e il latte viene venduto a valle in un caseificio, che compra il latte a un prezzo più alto di quello del mercato e produce un formaggio unico, buonissimo, esclusivo perché realizzato con varie ricette svizzere, che viene venduto a un prezzo maggiorato, in modo tale che tutti possano guadagnare».
Cosa facevate lassù? «Andrea stava realizzando un impianto di fitodepurazione (un sistema di depurazione dell’acqua che usa le piante) per un allevamento di maiali, perché è tecnico della protezione».
Dal volontariato al lavoro: «C’era una grande domanda per questo tipo di impianto dalle aziende vicine, così abbiamo deciso, coinvolgendo anche il padovano Davide Tocchetto, esperto in agronomia e progettazione di impianti e l’imprenditore veneto Mauro Lajo, di creare la Rhea International Team, una società che si occupa di fitodepurazione e biodigestori, impianti che producono bio gas a partire dagli scarti biologici».
In altre parole, come un amico ecuadoriano di Giacomo gli dice sempre «Tu basura, mi plata» che significa «La tua immondizia, i miei soldi».
Giacomo Rossi, vede il tuo futuro, lontano dall’Italia: «Tra poche settimane, riparto per l’Ecuador, sono stato anche in Perù, Cile, Argentina e in tutti questi paesi ho trovato interesse per questi impianti che non sono supertecnologici e costano poco, un grande amore per la propria terra, insieme a un desiderio di protezione».
Sentimenti che mancano in Italia, secondo Giacomo: «In Italia c’è un grande immobilismo, quando hai una buona idea è difficile portarla a compimento per gli ostacoli burocratici e una scarsa attitudine all’innovazione, poi i giovani fanno fatica a essere presi sul serio». E Varese? «Varese è il posto più bello del mondo con paesaggi incredibili, ho la mia famiglia e i miei amici, ma io sono la mosca bianca, quindi parto, ma poi, chissà, magari un giorno ritorno»