Da Varese la risposta al non voto

«Si prospetta un “big match” combattuto e affascinante». L’editoriale di Andrea Aliverti sulle prossime elezioni di Varese

Com’è bella la campagna elettorale che verrà. E com’è bella Varese quando tira fuori le sue energie migliori, come sta succedendo con le candidature a sindaco per la successione di Attilio Fontana. Sarà stato l’effetto-Marantelli, una candidatura “pesante” che ha costretto i competitor ad alzare l’asticella delle proposte, o sarà la paura di un voto di protesta che possa finire per travolgere le forze politiche tradizionali (vittoria “grillina” a Sedriano docet), sta di fatto che si prospetta un “big

match”. Combattuto e affascinante.
Perché se da una parte il centrodestra si prepara a schierare un uomo di popolo come Stefano Malerba (sempre che qualcuno non voglia impallinarlo per le solite beghe politiche), dall’altra parte i quattro “moschettieri” in corsa per le primarie del centrosinistra, tutte persone radicate e rispettabili, stanno veramente battendo la città palmo a palmo, senza dimenticare l’impegno e la passione degli altri candidati. La miglior risposta che la politica può dare alla disaffezione degli elettori è questa. Rimettere in campo persone riconosciute e riconoscibili, vicine alla gente, trasparenti, delle quali le persone si possano fidare. Se questa sarà la sfida per Palazzo Estense, sappiamo già chi sarà il vero vincitore: Varese, la città tutta, che avrà un confronto di assoluto spessore e darà ai propri cittadini l’occasione di regalarsi un degnissimo successore di un sindaco, come Attilio Fontana, di cui (al di là delle legittime prese di posizione su certe scelte fatte) essere orgogliosi. Pensiamo solo ad un raffronto con Milano, la metropoli che spesso guardiamo a modello per tanti motivi: laggiù si sta profilando un duello elettorale di tutt’altra pasta, tra il “commissario” di Expo Giuseppe Sala, un manager bocconiano che ha ricoperto diversi incarichi in grandi gruppi privati prima di diventare un uomo delle istituzioni, e Alessandro Sallusti, grigio e un po’ antipatico (non ce ne voglia ma non ha proprio la carica umana di un Berlusconi) direttore di giornale che viene da Como. E allora, quale miglior occasione per riscoprire una Varese che innova, che fa da riferimento, da “laboratorio politico” di un rinnovamento nel rapporto tra chi governa e i cittadini?
Sarebbe splendido se lo slancio che si sta vedendo in queste candidature possa proseguire, anche nel modo con cui la politica porterà avanti le proprie scelte dopo il voto, così come sarebbe il massimo se altri personaggi di spicco, dentro e fuori la politica, accettassero la sfida di mettersi in gioco, al di là delle convenienze personali, per avere un ruolo nella partita elettorale e post-elettorale. A quel punto il solco, semmai, diventerà ancora più profondo nei confronti della politica “romana”. Così lontana e impalpabile, se pensiamo a quanto è faticoso ottenere risposte concrete su alcuni temi fondamentali, come il pedaggio della tangenziale, il destino dei frontalieri o il completamento della Arcisate-Stabio. E l’Italicum, la nuova legge elettorale con cui andremo alle urne alle prossime politiche, ha tutta l’aria di essere un’altra “sòla”, come dicono a Roma, che offrirà all’elettore medio scarsissime possibilità di far sentire il peso del proprio consenso. Ecco perché il voto per le amministrative della prossima primavera diventerà ancor più decisivo. I cittadini di Varese, così come quelli di Busto, Gallarate e degli altri Comuni che vanno al voto, consegneranno nelle mani dei nuovi sindaci una delega rappresentativa che varrà doppio. Scegliamoli bene.