È ora che le città facciano sistema, il tempo dei campanilismi è finito. Che male ci sarebbe se Busto Arsizio si candidasse ad ospitare l’Accademia del Gusto di Gualtiero Marchesi al posto di Varese, nel caso in cui, come paventato dal vicesindaco Zanzi, il capoluogo pensasse di rinunciare all’ambizioso accordo di programma stipulato dai predecessori della giunta Fontana per la ristrutturazione di Villa Mylius. Non sarebbe un delitto la rinuncia, men che meno se a subentrare potesse essere l’altra
grande città della provincia. E si potrebbe condensare quest’ipotesi nell’espressione “fare sistema”, come stanno già dimostrando Busto e Gallarate nel sedersi a un tavolo per decidere di rinunciare ciascuna al proprio presidio ospedaliero, nella prospettiva di realizzarne uno in comune, moderno e funzionale. Due vicende, diverse, che dimostrano come si dovrebbe sfruttare in modo positivo quella policentricità del nostro territorio, di cui tanto ci vantiamo all’esterno – e che la stessa Camera di Commercio pone a fondamento dell’idea di mantenere il proprio assetto territoriale senza accorpamenti con altri enti – ma che raramente ha portato a risultati concreti, dato che spesso il campanilismo e la voglia di primeggiare delle singole realtà le ha rese tutte più deboli. Ora però il momento è propizio: le tre grandi città, ma potremmo aggiungere anche Saronno, hanno sindaci giovani, anagraficamente o di carriera politica, tutti eletti sull’onda del rinnovamento. Occasione ideale per fare finalmente sistema, non solo a parole.