Dagli insulti online alle botte vere Su Ask.fm il virtuale diventa reale

Baby gang di bulli che seminano il terrore tra gli adolescenti e ragazze violente che “si menano” per strada dopo essersi insultate online.

Il social network Ask.fm è di nuovo nell’occhio del ciclone e curiosando nei gruppi frequentato dai giovani varesini, emerge una vita social, e non, da far accapponare la pelle a tutti i genitori.

Hanno tra i 14 e i 16 anni gli iscritti al social network Ask.fm, un sito di interazione “domanda-risposta” lanciato nel 2010 da una società della Lettonia.

Lo scopo è quello di scrivere domande sul profilo degli altri membri e il servizio è basato principalmente sull’anonimato: è possibile scrivere, senza rivelare la propria identità, sulla bacheca degli altri utenti e seguire i propri amici senza che loro lo sappiano. Per rispondere alle domande è però necessario registrarsi al sito e basta avere almeno 13 anni per farlo. Oggi Ask.fm conta 60 milioni di utenti registrati, di cui 13 milioni lo frequentano quotidianamente. Tra questi anche tantissimi adolescenti varesini. Ragazzi delle scuole medie, fino ai primi anni delle superiori, che passano le giornate a “spettegolare” su gruppi dai nomi eloquenti: “Sputtano Varese”, “Varese è una merda” e il più frequentato “Gossip Varese”.

Pubblicano (sempre in forma anonima) notizie sui amici e compagni (di cui però si fa nome e cognome), prevalentemente a sfondo sessuale usando un linguaggio scurrile fatto di parolacce e bestemmie. Si raccontano pettegolezzi, il più delle volte frutto di cattiveria e commentano le loro foto senza alcun filtro applicato al pensiero. Nascono così le “vittime” del social. Le ragazze meno carine e i ragazzi con meno domande sul profilo (sono indice di popolarità), diventano bersagli facili dei bulli della rete, seguiti a ruota da chi sta nel mezzo. È il caso della ragazzina di 14 anni di Torino, che si è tolta la vita l’altra mattina perché presa di mira dai compagni di classe proprio su Ask.fm, con insulti rivolti al suo aspetto fisico e dicerie sulla sua dubbia moralità.

Ancora più preoccupante però, è la realtà legata alla vita non social dei ragazzi e che emerge leggendo i gruppi a cui sono iscritti gli adolescenti varesini. Postano foto di atti sessuali consumati a scuola o nei locali pubblici. Descrivono la violenza delle risse tra le baby gang che avverrebbero con cadenza settimanale davanti al McDonlad’s di via Morosini, alle Stazioni e al Luna Park.

© riproduzione riservata