Il suo volto, domenica sera, era inevitabilmente scuro, come quello di tutti i 4.363 cuori biancorossi che dalle tribune del PalaWhirlpool avevano appena assistito alla disarmante prestazione della Openjobmetis contro una modesta Giorgio Tesi Group Pistoia. Alberto Castelli (nella foto insieme a Gianmarco Pozzecco), titolare dell’omonima impresa di costruzioni, è da un mese e mezzo circa il nuovo presidente di “Varese nel cuore”, il consorzio che dal 2010 ha in mano tutte le quote della spa Pallacanestro Varese.
Premetto che il mio approccio sulle questioni puramente sportive è quello del tifoso, sia che le cose vadano bene sia che invece ci siano difficoltà. E proprio osservando la situazione da questa prospettiva mi sento di dire che la squadra che è scesa in campo contro Pistoia è la stessa che, in questa prima parte di campionato, era stata capace di lottare alla pari, e poi di arrendersi solo negli ultimi secondi di gara, di fronte alle prime quattro della classifica: Milano, Venezia, Sassari e Reggio Emilia.
Io vi dico che non ci sono due squadre diverse e soprattutto questa Openjobmetis non è un dopolavoro ferroviario. Il tema, il grande tema è la mancanza di fiducia. «Abbiamo parlato troppo», è stato detto. Probabilmente è così, la ragione può essere questa. È umano infatti che il non sentirsi sereni possa ripercuotersi poi sulle prestazioni. Posso aggiungere poi anche un’altra cosa, anche a costo di ripetere qualcosa che è stato detto tante volte, ma che corrisponde alla verità.
Che con la rinuncia obbligata a Kangur è venuto a mancare un tassello fondamentale non solo tecnico, ma anche umano. Kristjan era un punto di riferimento per i compagni, in campo e fuori. E in ogni ambito sappiamo bene come la mancanza di una figura di questo genere finisca per farsi sentire eccome.
Io dico che il concetto cardine in questo momento è innanzitutto il seguente: dalla barca non scende nessuno. Questo non è e non può assolutamente essere il momento di fare passi indietro. Non se ne parla proprio. Questa è invece una situazione da affrontare innanzitutto con la massima unità, con la voglia di stare insieme e di lavorare ancora di più.
Le reazioni a caldo sono il frutto dell’emotività del momento. Un allenatore, così come i suoi giocatori, è un essere umano. È chiaro che stiamo attraversando una fase nella quale non tutto sta andando per il verso giusto, ma è proprio per questo che ora dobbiamo lavorare tutti insieme senza che nessuno si tiri indietro. E non mi pare, da quel che vedo assistendo agli allenamenti, che qualcuno lo stia facendo.
Al di là dell’eventualità di ricorrere al mercato, che è sempre costantemente monitorato, come è stato ribadito da persone più competenti di me ad esprimersi in materia, io credo che nello sport, come in ogni altro ambito, sia innanzitutto necessario lavorare con i mezzi e le risorse a disposizione, cercando di migliorare o sistemare caratteristiche e imperfezioni di tutti coloro che fanno parte del gruppo.
È quello che vogliamo: costruire qualcosa che duri. E anche il Consorzio, dal suo punto di vista, mette in campo tutto quello che è nelle sue possibilità e competenze offrire. È il grande vantaggio che dà il fatto di avere alle spalle un gruppo di persone che hanno sposato un progetto per passione: perché è chiaro che divertirsi sempre sarebbe l’ideale, ma è altrettanto giusto ribadire che la passione rimane sempre, anche a dispetto di qualche sconfitta in serie.
Lavoriamo su più fronti. Sono presidente da poche settimane e sto dedicando innanzitutto del tempo agli incontri e ai confronti con ciascuno dei consorziati, perché è importante raccogliere idee e spunti. Entro Pasqua poi faremo un punto globale di questi mesi. Il primo obiettivo è il rafforzamento del consorzio: vogliamo trovare nuovi soggetti che credano nell’idea. In secondo luogo, puntiamo a rafforzare l’immagine: far parte del nostro gruppo deve diventare motivo di orgoglio. Da qui si comincia per poter poi ragionare su obiettivi a medio-lungo termine, all’interno di un rapporto di collaborazione e condivisione sempre più che ottimale con la dirigenza di Pallacanestro Varese.
I primi a soffrire degli insuccessi sono proprio coloro che tanto hanno lavorato per costruire la squadra. E questo è giusto ricordarlo. Domenica sera ognuno di noi aveva lo sguardo scuro per quello che era appena successo, ma il concetto intorno al quale ho voluto soffermarmi nella nostra chiacchierata post partita è ovviamente uno: fiducia. Siamo una squadra a tutti gli effetti: discutiamo, ci confrontiamo, ma alla fine tiriamo tutti dalla stessa parte, senza nessuno che remi contro. Questo è quello che conta. E speriamo ovviamente di poter dimostrare di nuovo, al più presto, anche sul campo questa grande unità d’intenti.